Buongiorno buongiorno.
Faccio subito presente a scanso di equivoci, che chi in questo preciso istante batte i pulsanti della tastiera del proprio Pc si è intrufolato in altrui rubrica per discernere di “Cosi di Catania” con molta liscìa.
Partiamo da una domenica mattina trascorsa a lavoro e da un orologio che segna quasi le 13 con Sandro che comincia come tutti noi colleghi a fremere per tornare a casa: “Sergio non so te, ma appena stacchiamo e arrivo a casa, mangio e subito davanti alla Tv a vedere la partita… ama vinciri s’annunca finìu”; e come Sandro e il sottoscritto, decine di concittadini hanno preso “l’amaro” dopo il pranzo domenicale, quando poco dopo mezz’ora di gioco (trentaquattro minuti e spiccioli di secondi per l’esattezza), l’ex Andrea Di Grazia (Tu quoque Andrea, fili mi!), giocherellando in dribbling palla al piede al limite dell’area sotto gli occhi di Ciccio Rapisarda, scodella in area un pallone sul quale Caturano si avventa di testa sovrastando nello stacco aereo Lorenzini, e spedendo il cuoio alle spalle dell’intontito Bethers.
Finis Poloniae, frattanto il pupo, mio nipote Stefano, 4 mesi non ancora compiuti, piange e da buon zio mi tocca “l’annacatella” in braccia mentre gli spaesati ragazzi di Tabbiani non riescono a recuperare le redini del match. Non tirano quasi mai in porta e le poche occasioni che si presentano ai rossazzurri sono quelle dalla bandierina del calcio d’angolo, ma Chiricò, in giornata nera, non azzecca alcun colpo per i compagni piazzati in area e pronti a fungere d’ariete con l’intento di violare la casa di Gasparini.
L’orologio in cucina segna le 17, la contesa in terra lucana ha decretato l’ennesima batosta per i colori rossazzurri; in casa Capizzi non è ora del thè, come antica tradizione inglese vuole, ma piuttosto si dà un seguito all’amaro potentino con un caffè.
Ci sta appena mezzo cucchiaino di zucchero, che con calma certosina mi accingo a mescolare nella tazzina, e intanto mi giungono notizie leggermente confortanti dall’altro versante del calcio rossazzurro, quello delle ragazze di mister Peppe Scuto che in quel di Taverna di Montalto Uffugo, un paesino della provincia cosentina, fanno bottino pieno rimanendo salde nelle prime posizioni di classifica del proprio girone di Serie C femminile, infliggendo tre reti alle calciatrici della compagine Eugenio Coscarello Castrolibero: Alessia Cammarata e l’inossidabile Beatrice Vitale, quest’ultima autrice di una doppietta, per l’ennesima volta in questa stagione attutiscono, seppur flebilmente, il malcontento dei tifosi dovuto alle prestazioni deprimenti dei propri colleghi maschi.

Orbene per rincuorarmi ulteriormente decido di spostarmi da casa a meno di 300 metri in linea d’aria, nel vicino PalaCatania. Anche qui un campo (non in erba ma parquet in legno), dei ragazzi in maglia rossazzurra (non undici, ma cinque con possibilità di cambi dalla panchina talmente repentini che faccio anche fatica a seguire), un pallone che rotola sebbene di dimensioni più piccole rispetto a quello da calcio. Ad affrontarsi sono la Meta Catania e la Fortitudo Pomezia, gara valida per il campionato di Serie A di calcio a 5.
Sulle tribune piccoli ultras, con tanto di rullante e trombette da stadio, fanno il verso ai più navigati militanti degli spalti del vecchio Cibali oggi Massimino; non mancano neppure le vecchie facce della politica locale, sempre pronte a seguire con discreto interesse le manifestazioni sportive, un po’ meno a curare gli interessi dei cittadini quando siedevano al soglio comunale. Alleluja alleluja, Catania sportiva vince ancora, termina infatti 6-0 in favore dei rossazzurri, protagonista il giovane portiere Manservigi autore di mirabolanti parate e pure dell’ultima rete del match su rimessa in gioco della sfera. Ho il tempo di fare i complimenti al “Satticieddu” Cassarino, cliente dell’azienda in cui lavoro, venuto da Canicattini Bagni per assistere al cameo finale del figlio, subentrato proprio per concedere la standing ovation al portiere di cui sopra.
Non arrivo infatti, nemmeno a mettere piede sull’uscio di casa, che avverto il terremoto, non quello sismico ringraziando il cielo, bensì quello social. Scopro che Grella, numero due del sodalizio calcistico, come un novello Robespierre ha tagliato teste a destra e manca: via Mister Tabbiani, insieme al suo vice e il preparatore atletico, e addio anche a Laneri, direttore sportivo artefice della compagine che ha stravinto il campionato di Serie D scorso. Se la prima mossa era una scelta quasi obbligata non solo dai tifosi, stanchi di una squadra con poche idee, raffazzonata, e con diversi giocatori schierati spesso fuori ruolo, meno concepibile può risultare l’esonero del direttore sportivo, tra gli autori della positiva scorsa stagione. A tutti va l’augurio del miglior proseguimento del proprio percorso professionale, mentre in casa rossazzurra invece, nell’attesa di concludere lo sfoglio della margherita (Lucarelli-Maran?), sarà il buon Michele Zeoli a traghettare la squadra nella sfida di Coppa Italia col Picerno.

A tal punto questo mio scritto, volgerebbe al termine non prima di rammentare un piccolo amarcord. Da martedì 7 novembre 2023 facciamo un salto indietro a martedì 7 novembre 1967, giusto giusto 56 anni orsono.
Il Catania aveva riposato la domenica precedente, complice la composizione del torneo di B a 21 squadre, e anche il mister di allora, Dino Ballacci, era sulla graticola: dopo otto turni soltanto una vittoria seppur nell’incontro casalingo vinto ai danni del Bari con un pirotecnico 5-1, l’esonero non sarebbe tardato a venire dopo la sconfitta nel derby in casa col Palermo. Intanto in quella settimana di tregua vedeva i suoi natali ù dutturi Russo che di calcio rossazzurro ne ha masticato tanto per intercessione del suo illustre Nonno, il mai dimenticato Presidente Massimino. Con gli anni è impressione, asserisce lui, che si fece troppo liscio; io in primis faccio le scuse per essermi imbucato nel suo spazio editoriale, e porgo l’augurio di poter beneficiare ancora di tanti di questi giorni a un caro amico che scrive, ingessa e corregge con tanta passione.
Namasté!

In copertina: Luca Tabbiani allo stadio Viviani di Potenza (foto CalcioCatania.com).