Al momento stai visualizzando Quel gran genio di Karl Aage Hansen

«Mi spiace che abbiamo perso oggi, ma i laziali hanno giocato molto bene e [sono stati] anche molto sportivi. E se ho la sfortuna di perdere sono contento di perdere con una bella squadra come la Lazio»

La voce del gentiluomo che si congratula con gli avversari dopo una sconfitta è quella di Karl Aage Hansen, “uno dei più famosi giocatori di tutti i tempi che abbia vestito la maglia rossazzurra. La sua classe e il suo stile rimarranno sempre nel ricordo dei tifosi catanesi”.

Così parlano di lui Tony Zermo e Mario Continella nel loro libriccino celebrativo della promozione in A del Catania 1969/70, intitolato appunto “Il Catania promosso”.

Ma Catania per Hansen è stata solo l’ultima tappa di una carriera cominciata nel 1941 e terminata nel 1957.

La pagina del libro “Il Catania promosso” che ricorda Karl-Aege Hansen
Pagina 61 del libriccino di Tony Zermo, Mario Continella, “Il Catania Promosso” (Industria Tipografica Editoriale Siciliana, 1970), che ricorda i tempi in cui Karl Hansen vestiva il rossazzurro.

 

 

Con le mani o con i piedi?

Nato il 4 luglio 1921 a Mesinge, in Danimarca, Hansen si affaccia molto presto allo sport agonistico cimentandosi con successo nella pallamano, sport nel quale si afferma ad alti livelli: vince il titolo danese e gioca in nazionale.

La sua passione però è un’altra: quando decide di trasferirsi dal KFUM Boldklub all’Akademiski Boldklubi (AB) lo fa perché nel nuovo club il passaggio alla sezione calcistica è più agevole.

Anche nel suo sport preferito ottiene risultati esaltanti.

Con l’AB conquista diversi titoli nazionali (tre o quattro fra il 1941 e il 1948, le fonti non concordano), oltre che quattro Coppa nazionali, per poi passare nel 1948 al campionato inglese.
A tesserarlo è l’Huddersfield Town – prima formazione capace negli fra il 1924 e il 1926, sotto la guida di un certo Herbert Chapman, di vincere per tre volte consecutive il titolo inglese – che però sta per iniziare la fase discendente della propria parabola.

Nato centromediano metodista, Hansen nel corso della carriera si trasforma in stopper sistemista prima e in mezzala a tutto campo dopo.

Rimane in Inghilterra solo una stagione, secondo la leggenda disputando due campionati contemporaneamente: uno in patria e uno in UK.

Sono le Olimpiadi di Londra del 1948 a lanciare Hansen e molti suoi connazionali verso la carriera internazionale.

Anche l’Italia partecipa alle prime Olimpiadi post belliche. Gli azzurri detengono l’oro conquistato nell’edizione di Berlino del 1936, ma arrivano all’appuntamento in piena crisi di gioco, tanto che il pluridecorato Commissario Tecnico Vittorio Pozzo è in discussione.

Destino vuole che sia proprio la Danimarca a sbarrare la strada agli azzurri nei quarti di finale.

Gli scandinavi la spuntano 5-3, anche se l’Italia lotta strenuamente. Un irresistibile John Hansen segna però quattro reti che annullano la tripla rimonta azzurra.
La Danimarca d’altra parte è più forte nei singoli, molti dei quali già frequentano la nazionale maggiore, mentre Pozzo insiste nell’applicare il sistema quando molti suoi giocatori sono ancora abituati al metodo. Il risultato è che, dopo due titoli mondiali, un oro olimpico e tanti altri successi nella Coppa Internazionale, Vittorio Pozzo chiude la sua lunghissima esperienza da Commissario Tecnico, ripagato dalla Federazione con un appartamento.
Passerà alla carriera di giornalista.

L’avventura dei danesi a Londra si conclude invece con la sconfitta in semifinale dalla Svezia (2-4) e con la medaglia di bronzo conquistata grazie ad un altro 5-3, inflitto stavolta all’Inghilterra.
Karl Hansen, capitano di quella formazione, mette a referto la doppietta nel sudato 3-1 contro l’Egitto maturato dopo i tempi supplementari agli ottavi di finale, primo turno della competizione.

Per lui, John Hansen, Karl Aage Præst, Axel Pilmark ed altri stanno per spalancarsi le porte della Serie A e del professionismo.

 

Una colonia danese in Serie A

Un'immagine di Karl Aege Hansen pubblicata sul Corriere di Sicilia del 13.01.1957 (credits: foto originale Camilleri)
Un’immagine di Karl Aage Hansen pubblicata sul Corriere di Sicilia del 13.01.1957 (credits: foto originale Camilleri)

 

Responsabilizzati da guadagni inimmaginabili in patria, tutti i danesi approdati in Italia confermano le attese.

Hansen, inizialmente nelle mire del Milan, che però ha già tre stranieri, approda all’Atalanta segnando 18 reti in 37 partite con prestazioni sempre di altissimo livello, tanto da giustificare la spesa, folle per i tempi, di 80 milioni di lire che la Juventus investe per portarlo in bianconero, insieme all’omonimi connazionali John Hansen e Karl Aage Præst. Sotto la Mole Hansen si conferma e conquista lo scudetto 1951/52. Nonostante abbia superato i trent’anni, le cronache raccontano di un atleta capace non solo di coprire il proprio ruolo ma anche di sacrificarsi in dispendiosi ripiegamenti difensivi quando necessario.

Specialista nella trasformazione dei rigori, con la vecchia signora segna in tutti i modi, risultando persino capocannoniere bianconero nel 1950/51 con 23 reti (contro le 22 di Boniperti, le 20 di John Hansen e le 16 di Præst). Alla fine il suo bilancio alla Juventus sarà di 37 reti in 86 partite.

Bilancio a quanto pare avrebbe potuto essere più cospicuo, se sulla sua strada non fosse capitato spesso un arbitro distratto, il triestino Pieri.

«Aveva un fatto personale con me. – si lamenta Hansen in un’intervista – Ricordo di uno stranissimo gol segnato su calcio di rigore a Legnano, la seconda partita di campionato della stagione 1951/52. Il mio bolide, con il portiere Gandolfi fermo sulla linea di porta, colpì lo spigolo interno del palo destro, la palla passò dietro alla schiena del portiere, naturalmente al di là della linea del gol, poi rimbalzò contro l’altro palo e Gandolfi, girandosi, se la trovò tra le braccia. Era un gol sacrosanto ma Pieri non lo convalidò. Il caso più clamoroso, però, avvenne nel maggio della stagione precedente, quando a Torino battemmo il Genoa per 4 a 1. Aveva segnato per primo Præst, aveva pareggiato Dante per il Genoa e sul risultato di 1 a 1 era terminato il primo tempo. Nella ripresa la Juve attaccò a fondo e, dopo pochi minuti, sferrai un tiro da fuori area con inaudita potenza. La palla si infilò nel sette, alla destra del portiere Bonetti: ma la rete era un po’ logora e il pallone, tanto potente, l’aveva sfondata. Tutti avevano visto che la palla era entrata in rete, solo l’arbitro non lo aveva notato. Ma la cosa che mi fece diventare paonazzo per la rabbia fu il fatto che il signor Pieri si rifiutò di constatare la rottura della rete e fece praticamente continuare la partita in condizioni di palese irregolarità, piuttosto che darmi la soddisfazione del gol; soddisfazione, tuttavia, che mi presi alcuni minuti dopo deviando da pochi passi un delizioso passaggio di Boniperti.»

 

Karl Aage Hansen in rossazzurro

Dopo una stagione alla Sampdoria (29 presenze e 3 reti), Hansen arriva al Catania nell’estate del 1954 alla vigilia della prima stagione di Serie A dei rossazzurri. Un colpo di mercato firmato da Giuseppe Rizzo, giovane presidente rossazzurro artefice, oggi colpevolmente dimenticato, della splendida cavalcata della stagione precedente.

L’operazione costa complessivamente 17 milioni di lire, dei quali solo sei sborsati materialmente dal Catania (3 e mezzo come premio di ingaggio), i restanti undici sono infatti girati alla Samp dal Torino e sono il prezzo del cartellino di Enzo Bearzot, passato dal rossazzurro al granata.

Titolo del Giornale dell'Isola del 21.07.1954 che annuncia l'acquisto di Hansen da parte del Catania
Titolo del Giornale dell’Isola del 2 luglio1954 che annuncia l’acquisto di Hansen

La Catania degli anni ‘50 vive un certo fermento, è un’epoca di cambiamento. Il Sindaco La Ferlita è molto attivo e si avventura in iniziative ambiziose, come la creazione di una passeggiata a mare, la bonifica della zona di Pantano d’arci per creare la zona industriale e lo sventramento del quartiere San Berillo, la sua mossa più controversa. Mossa che costerà a lui una lunghissima e dolorosa battaglia legale, alla città una ferita mai rimarginata nel centro cittadino e l’avvio della speculazione edilizia favorita dalla mancanza di un piano regolatore a guidare la ricostruzione.

In questo contesto nel 1954 alle falde dell’Etna si festeggiano la Serie A e il titolo di Miss Italia, conquistato dalla catanese Eugenia Bonino.

La squadra è adeguatamente rafforzata, oltre che da Hansen, dal formidabile portiere Ezio Bardelli, dall’attaccante Vittorio Ghiandi e dall’ala Karl-Heinz Spikofski, solo per citare alcuni protagonisti.
La stagione è entusiasmante: il Catania non paga lo scotto del matricolato e si toglie molte soddisfazioni regalando spettacolo. Memorabile il 5-0 all’Udinese all’esordio casalingo e i pareggi di prestigio con Roma e Juventus, bloccata sia a Torino che a Catania. Proprio dagli ex compagni bianconeri, Hansen incassa numerosi attestati di stima:
«Per te gli anni non contano, oggi non ce ne hai perdonata una», afferma Ferrario.
«Hansen è un giocatore grandioso, il suo rendimento per la squadra è incredibile, oggi è stato di gran lunga il migliore in campo. Senza di lui oggi avremmo vinto con tre gol di scarto…», aggiunge il direttore tecnico Rosetta nel post partita del 2-2 del 13 marzo 1955, in cui il danese apre le marcature.

Alla fine la classifica del Catania racconta di una salvezza tranquilla e di un dodicesimo posto finale, ma la favola viene interrotta bruscamente dal caso-Scaramella, discusso arbitro che sarebbe stato ammorbidito dal vicepresidente rossazzurro Galli. Nonostante la vicenda non sia mai stata chiarita del tutto, soprattutto per quanto riguarda il ruolo di ex dirigenti rossazzurri con il dente avvelenato nei confronti del Club, la società rossazzurra non riesce a mettere in piedi una difesa credibile e i risultati del campo sono spazzati via da una retrocessione a tavolino dagli effetti devastanti.

Il presidente Rizzo, del tutto estraneo ai fatti, ne è così deluso che lascia il calcio e Catania per trasferirsi a Roma, ma questa è un’altra storia.

Stessa sorte del Catania tocca all’Udinese, arrivata addirittura seconda dietro il Milan e vittima di un altro dei tanti scandali di quegli anni.

Caricatura di Karl-Aege Hansen di BAnt (2021)
Karl Aage Hansen visto da BAnt (2021)

 

Hansen resta anche in Serie B e quando il tecnico Piero Andreoli sembra in procinto di andarsene il consiglio direttivo del Catania gli propone il ruolo di allenatore-giocatore, ipotesi poi accantonata con la conferma di Andreoli.

Sebbene mantenga l’ossatura della Serie A, la formazione rossazzurra fallisce l’immediata resurrezione che invece riesce all’Udinese.

I rossazzurri sono troppo discontinui e, chissà, forse troppo tecnici per l’arena cadetta. Fatto sta che il riscatto immediato non è nel DNA etneo, come dimostrerà la storia del Club, capace sempre di rialzarsi ma mai di farlo in tempi brevi.

Specialista nei calci piazzati, Hansen è protagonista di un episodio curioso nella gara interna con l’Alessandria del 30 settembre 1956.
Segna due volte su punizione, e quando, a cinque minuti dal termine, sul risultato di 2-2, l’arbitro assegna un rigore ai rossazzurri, ha l’opportunità di fare il tris.
L’allenatore Poggi vorrebbe fosse Origgi a tirare, ma il terzino non se la sente. Tocca allora ad Hansen incaricarsi della trasformazione ma la palla sbatte sul palo interno, attraversa tutto lo specchio della porta e viene allontanata alla disperata da un difensore, una beffa memorabile.

Hansen resta in rossazzurro anche nella stagione 1956-’57, quando la A sfugge nell’ultima drammatica partita di Modena, prima di ritirarsi dall’attività agonistica.

Per lui il bilancio finale col Catania parla di 79 presenze e 7 reti e un posto nella storia che va al di là dei numeri.

Karl Hansen muore il 23 novembre 1990 a 69 anni, lasciando il classico ricordo del campione gentiluomo che ha fatto della classe il proprio tratto distintivo sia dentro che fuori dal campo.

 

Bibliografia e Sitografia

 

 

 

Antonio Buemi è coautore di "Tutto il Catania Minuto per Minuto" e di "Il Rosso e L'azzurro. 90 anni di una maglia". Di tanto in tanto disegna caricature dei protagonisti della storia rossazzurra.