Il personaggio al quale sono dedicate le righe che seguono non è il frutto della fantasia del celebre fumettista Hugo Pratt, ma la sua avventura nel calcio rossazzurro ben si presterebbe ad una trasposizione in chiave fumettistica.
Domenica 16 Gennaio 1955, la data da segnare nell’agenda dei ricordi; ricordi che hanno la durata di un “cortometraggio”, come quelli de L’Unione Cinematografica Educativa (al secolo Istituto Luce).
Ricordi ben saldi nella memoria di chi li ha vissuti da protagonista, e che ognuno di noi può rivivere attraverso quelle benedette pellicole che ci raccontano le gesta dei tempi che furono.
È così anche per Giuseppe Vazzano, che attraverso quel breve filmato può rievocare il suo giorno da leone.
Giuseppe, nato il 25 gennaio 1931, è un ragazzo catanese che, come tanti negli anni Cinquanta, dà dei calci al pallone sognando di poter emulare più avanti le gesta di Klein o di Randon. È fortunato, perché lui è tra quei privilegiati che nel ’52 i suoi idoli può vederli esibirsi dal vivo, infatti fa parte del club rossazzurro. Dopo l’esperienza in prestito all’Acireale, insieme ad un nutrito gruppo di “cadetti” rossazzurri quali Pistone, Gino Marangolo e Savadori, Vazzano si trasferisce per un anno a Torino e, in prestito per la leva militare, gioca nelle fila della Snia Viscosa Torino prima di rientrare alla base, dove riesce finalmente ad assurgere al suo momento di gloria effimera.
Quel dì di gennaio il Catania, in formazione mista con alcuni titolari e tante riserve, ospita al Cibali in amichevole la Nazionale maltese. Al 31′ minuto dell’incontro Giuseppe Vazzano pone in calce la sua firma nel tabellino del match, segnando una rete che, come ci riporta il telecronista dell’Istituto Luce, “vale alla giovane matricola i galloni di caporale”. Sul calcio d’angolo battuto da Marangolo, salta Bassetti; il portiere Bonnici respinge lungo, ma fuori area è accorto a raccogliere Pirola, il quale effettua un tiro a parabola sotto porta; esce ancora il guardapali maltese, che però manca la sfera, cosiccome il compagno Cilia. Ne approfitta Vazzano che sulla linea bianca calcia il pallone sotto la traversa. GOL!
Nella ripresa “Pippo” si ripete scaraventando in rete il pallone servitogli da Malinverni che l’aveva conquistato nella propria metà campo. Il Catania vince 3-1 e a fine gara, come accadeva spesso in quegli anni, si sparano i mortaretti (senza spreco però, come sottolineano i giornali di allora).
Il 24 aprile dello stesso anno il Catania gioca a Bergamo in formazione palesemente rimaneggiata per via degli infortuni a Cattaneo e Bassetti, e mister Andreoli concede a Vazzano la sua prima presenza in A. Giuseppe sta disputando un’ottima stagione con le riserve rossazzurre che giocano nel campionato di Promozione siciliana (seppur da fuori classifica), in cui compone un tridente d’attacco atomico insieme ai compagni Bonaccorsi e Torrisi.
Il ragazzo, però, non è ancora maturo per i campi della A, nonostante abbia qualche buono sprazzo, e un rapido e preciso smistamento del pallone, come osserva Aurelio Locati sulle pagine de “La Sicilia”.

La sconfitta è roboante, un 4-0 che assume i contorni decisi di una mera disfatta, se si pensa pure che Spikofski, lento e svogliato, rimane in campo solo per far numero, infortunatosi in uno scontro di gioco; così Manenti deve aiutare la linea mediana, poiché per via delle pesanti assenze Andreoli è costretto a ricorrere ad una tattica difensiva… insomma il povero Vazzano rimane isolato all’attacco, e non riesce a impensierire mai il portiere Galbiati.
La retrocessione in B del Catania per il famoso “Caso Scaramella” certamente non agevola il prosieguo in rossazzurro di Giuseppe, che deve fare i conti con una società vogliosa di ritornare il più presto possibile nel calcio che conta, ed è costretto ad emigrare verso altri lidi.
Mamma e papà Vazzano però hanno altre aspirazioni per il loro figlio. Giuseppe è un ragazzo con la testa sulle spalle, continua a studiare seriamente e, dopo una stagione con la Carleontina di Carlentini, scende pian piano di categoria con le maglie di Acicastello, Tremulini di Reggio Calabria e infine Pro Patria Catania, potendo gestire meglio gli studi e limitare l’assillo degli allenamenti settimanali.

Nei primi anni ’60 corona il suo obiettivo conseguendo la laurea in ingegneria che gli vale l’assunzione in FIAT nel settore auto progettazioni. Lo ritroviamo in campo un’ultima volta nell’estate del 1977 in una sfida tra vecchie glorie di Catania e Juventus, in un clima dove c’è poco da festeggiare, con gli spalti vuoti e i pochi tifosi presenti neri in viso come la pece per via dell’inopinata retrocessione in Serie C. Dopo appena un quarto d’ora si procura uno stiramento alla coscia destra l’ala Remo Morelli, e Pippo gli subentra giocando al fianco di campioni come Cinesinho, Prenna e Ferretti, rimembrando i tempi andati di quando era una bella speranza delle giovanili rossazzurre, prima di diventare un professionista nel suo lavoro.

Il nostro “corto” si conclude qui, breve ma intenso. D’altronde per lui va bene così… vuoi mettere almeno la soddisfazione di poter raccontare un giorno ai nipotini dei palloni servitigli con lanci di precisione millimetrica da un grande campione come Karl Hansen?
Ai fini della stesura dell’articolo sono stati fondamentali il contributo statistico di Fabrizio Schmid e i cenni biografici di Filippo Solarino. In copertina, un primo piano di Giuseppe Vazzano (archivio Camilleri).