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Un solo precedente ufficiale del Catania in casa del Paternò. La memoria ci riporta all’unico torneo di Eccellenza disputato dal Catania, nella stagione 1993/94. Non ci dilunghiamo sul come e sul perché la squadra di Massimino si trovò costretta a disputare quel torneo così vistosamente inadatto al suo blasone.

Diciamo solo che la squadra allenata da Franco Indelicato inizia a giocare il 4 novembre ’93 e dunque è costretta ad un tour de force invernale (ma anche infernale…) disputando forsennatamente gare ogni 3 giorni per mettersi in pari con le altre.

Paternò-Catania è inserita nel bel mezzo di un calendario fittissimo il 16 gennaio 1994, prima giornata di ritorno.

I rossazzurri mostrano chiari segni di stanchezza già dopo le brevi feste natalizie: il 6 gennaio, allo stadio “Agesilao Greco”, etnei sconfitti 1-0 dal Caltagirone del presidentissimo Judica. Rizzari a 17 minuti dalla fine regala un’inattesa gioia al popolo calatino, da sempre desideroso di una rivincita a causa del mancato status di capoluogo di provincia. Singolari le dichiarazioni del patron caltagironese a fine gara: “Vorrei essere almeno per un giorno presidente del Catania. E poi morire”.

Tre giorni dopo gli etnei sono di scena al “Presti” di Gela contro i rosanero della Juventina vicecapolista del girone. È una festa con le tifoserie nettamente amiche. Ma il vecchio Catania non porge la guancia e negli ultimi 7 minuti prima Peppe Rigano e poi Gambardella confezionano un colpaccio inatteso, 0-2. I tifosi si chiedono: “Ma il Catania, ‘sto campionato lo vuole vincere o gioca tanto per giocare?!”. C’è una settimana per organizzare l’ennesima trasferta in calendario, appunto quella del “Salinelle” contro il Paternò. Poi, a rotta di collo, tra il 20 e il 23 gennaio il Cibali ospita prima la Palestro e poi la Nuova Plutia di Piazza Armerina. Infine il 30 gennaio si chiude un mese bollente a Rosolini.

Torniamo a Paternò-Catania del 16 gennaio ’94. Ad una settimana dal match, il salotto sportivo tv di Carla Previtera ospita su Antenna Sicilia il simpatico presidente paternese Elio Garraffo, imprenditore del settore carni. Il patron dice che al Salinelle sarà gara vera ma correttissima e che nello storico impianto ci sarà posto per tutti. In verità, l’undici normanno vorrebbe vendicare anni di “partitelle del giovedì” nelle quali non di rado un Catania di categoria superiore riempiva con grappoli di gol le reti paternesi. Detto, fatto: già dopo 47 minuti il Paternò vince 2-0 contro il Catania. Al 7° Di Stefano e al 47° Catania (cognome fatale…) gli autori delle marcature. Non basta il solito gol di Belnome all’80°. C’è poco tempo e al triplice fischio del signor Ciulli di Roma stavolta sono i rossazzurri paternesi ad issare i loro vessilli di vittoria, 2-1 e tutti a casa a riflettere su una mini-crisi etnea per fortuna spazzata poco dopo dal ritorno a larghi successi e nuove speranze di ripescaggio in C1.

 

Quel celebre Acireale-Catania in campo neutro al “Salinelle”

Il 1° settembre ’74 un traboccante “Salinelle” di Paternò ospita la gara di Coppa Italia di Serie C tra Acireale e Catania. Citiamo questa sfida perché giocata proprio in terra paternese anche se non contro il team di casa. Le cronache narrano di un esodo catanese con 8.000 supporters al seguito stipati in una struttura omologata per 4.000 posti.

Da calendario si celebra la 3a giornata del gironcino a tre ma dato che i rossazzurri hanno riposato un turno, per loro è la seconda uscita ufficiale in stagione. Gregorutti e compagni, però, vendono la loro pelle carissima.

Non basta al Catania il rapido vantaggio di Spagnolo (5° di gioco) perché i granata in 10 minuti parificano il punteggio con Rocca: 1-1 fino alla fine e poi tutti sotto una tonificante doccia fredda estiva negli spogliatoi. All’interno dei quali accade l’impensabile: “Signori, io me ne vado…”. A parlare franco e diretto è il trainer rossazzurro Gennaro Rambone convintosi a dare le dimissioni dopo un’estate segnata da turbolenze e incertezze tra squadra e dirigenza. Al suo posto viene subito ingaggiato Egizio Rubino.

 

 

Paternò e Catania: il giorno della doppia promozione

Domenica 9 giugno 2002, stadio “Falcone-Borsellino” di Paternò. Gli spalti sono letteralmente ricolmi di gente (3450 paganti, un record assoluto!), il Paternò allenato da Pasquale Marino contende al Foggia il salto in C1 nella finale play-off ritorno. Gli occhi vigili dei tifosi paternesi sono tutti sul green della neonata struttura sportiva che ha soppiantato il vecchio e romantico “Salinelle”. Gli occhi… mentre le orecchie e i cuori sono intimamente connessi con lo “Jacovone” di Taranto dove il vecchio Catania sta lottando in contemporanea col coltello fra i denti per portare a casa la Serie B dopo 15 anni di attesa.

Alle due squadre rossazzurre basta lo 0-0. Il Catania ha vinto 1-0 l’andata mentre il Paternò, avendo pareggiato 0-0 a Foggia, ha bisogno per regolamento di difendere il pari ad occhiali nei tempi supplementari.
L’assedio foggiano alla porta di Nicola Polessi produce due miracoli su Umberto Del Core e un ultramiracolo su capitan Roberto Carannante che costa però la lussazione al gomito del 32enne portiere condotto addirittura in ospedale e sostituito in porta dal giovanissimo (21 anni) esordiente assoluto D’Antone.

Ma che succede?! Dopo minuti di gelo sugli spalti, i tifosi paternesi erompono in manifestazioni di esultanza smodata apparentemente avulse dalla gara in corso che si trascina su un traballante 0-0. È successo che a Taranto il signor Mazzoleni ha comandato il triplice fischio finale che sancisce la promozione in Serie B del Catania e dunque anche al “Falcone-Borsellino” è tempo di festa dato che nei cuori del tifo normanno c’è un posto specialissimo per il sodalizio del capoluogo.

Per la cronaca, dopo 120′ tiratissimi, anche lo 0-0 in terra normanna diventa definitivo e Paternò può festeggiare lo storico salto in C1 tra un tripudio di vessilli rosso-azzurri.

Una gioia doppia: sulla panchina del Foggia, infatti, siede quel Carlo Florimbi che la stagione precedente aveva sbattuto le porte della cadetteria in faccia al Catania nella doppia finale contro il Messina.

“La Sicilia” di lunedì 10 giugno 2002 pubblica fiera:

“Il Catania approda in serie B e il suo posto lasciato vacante in C1 viene occupato dal Paternò in un’indimenticabile domenica di doppia festa”.

Ci si consenta di indugiare su quel Paternò presieduto dai fratelli Lo Bue, allenato da Pasquale Marino, con in organico altri ex Catania come Daviri, Del Giudice e il compianto Vincenzino Del Vecchio. Un attacco atomico con Calvaresi-Pagana-Rocco Napoli. Un Paternò che, prima della finale contro il Foggia, aveva eliminato il potentissimo Giugliano della famiglia Moxedano.

Ci siamo permessi di aggiungere all’articolo questo ricordo che lega a doppio filo le due squadre. Due compagini che raramente si sono trovate nel medesimo campionato (tanta è la differenza di trascorsi calcistici), ma accomunate da colori e da un’amicizia intensa.

 

Paternò-Catania: l’unico precedente

1993-94: Paternò-Catania 2-1 (Eccellenza)

 

In copertina: una formazione del Catania 1993/94 (foto: CalcioCatania.com)

 

 

 

Cutelliano di "lungo corso" (7 anni), poi universitario a lettere moderne. Ha fatto radio quotidianamente dal 2005 al 2010 e poi a spicchi negli anni seguenti. Film calcistici del cuore: "L'arbitro" (2013) con Stefano Accorsi e "Il presidente del Borgorosso F.C.".