Al momento stai visualizzando Catania: com’è andata l’ultima volta in Serie D

L’ultima volta che il Catania ha giocato in Serie D, che poi è stata anche la prima e finora unica, non è stata una passeggiata, anche se è finita bene.

Il viaggio fra i campi di periferia permise all’epoca di tornare ad abituarsi a vincere consolidando i rapporti fra società, squadra, stampa e tifosi, facilitati dalla prospettiva del ritorno fra i professionisti.

28 anni dopo si torna sui campi improbabili dei dilettanti, un viaggio di cui nessuno sentiva il bisogno, ma che potrebbe essere istruttivo, purché si tratti di toccata e fuga…

Indice

 

Ricordate… il futuro?

Correva la stagione 1994-95.
Dopo la guerra giudiziaria seguita al tentativo di radiazione del Catania nel 1993, e terminata con il recupero dell’affiliazione al prezzo di una triplice retrocessione a tavolino, la F.I.G.C. aveva parzialmente risarcito il club promuovendolo a tavolino dall’Eccellenza alla D, che al tempo si chiamava Campionato Nazionale Dilettanti (C.N.D.). Nulla a che vedere con il reintegro in terza serie promesso fra le righe non più tardi di qualche mese prima.

Sul campo il Catania dell’Eccellenza non era andato oltre il terzo posto, anche per l’inserimento in corsa nel torneo e per tutte le vicissitudini logistiche che ne erano seguite. Ritrovarsi in C.N.D. fu comunque un’iniezione di fiducia, perché il professionismo era lì ad un passo: per raggiungerlo “bastava” arrivare primi in un torneo interregionale, apparentemente nulla di troppo complicato.

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La stagione: tutto in 90 minuti

Poche volte, rivisitando un campionato, è così facile individuarne il momento decisivo come nel caso del C.N.D. edizione 1994-95.
Il momento in questione è l’inizio del secondo tempo dello scontro diretto fra Catania e Milazzo i cui destini si sono decisi nell’arco di pochi secondi, il pomeriggio del 25 marzo 1995, nel piccolo stadio “Grotta Polifemo”.

Stiamo parlando degli interminabili secondi impiegati dall’attaccante di casa Carmelo Bonarrigo per battere un rigore sul punteggio di 1-0.
Portiere da una parte, pallone dall’altra, come si dice in questi casi ma, per fortuna del Catania, pallone anche fuori dallo specchio della porta.

Il Milazzo, che assaporava la fuga in quella partita e in classifica, avendo da poco conquistato il primato solitario grazie ad un unico punto di vantaggio che sarebbe diventato un rassicurante +3 in caso di successo (giova ricordare che ai tempi la vittoria valeva ancora due punti), mancò così il colpo del K.O., in uno di quei frangenti che sanciscono un’inevitabile inversione di tendenza.
Arrivarono infatti il pareggio dal dischetto di Maurizio Pellegrino prima, il raddoppio di Mimmo Crisafulli poi. Così il -3 virtuale si trasformò per i rossazzurri in un +1 molto reale.

Il rigore sbagliato da Bonarrigo in Milazzo-Catania 1-2 del 25.03.1995
Milazzo, 25.03.1995: Milazzo-Catania 1-2. Il rigore che ha deciso la stagione: Bonarrigo spiazza Riccetelli ma spedisce a lato.

 

Fine dei giochi, anche se ancora non era ragionevole pensarlo, poiché mancavano ben sei giornate alla fine del torneo.
I tifosi rossazzurri, comunque, se ne infischiarono della ragione (e pure della scaramanzia) e andarono ad accogliere la squadra all’uscita “San Gregorio” dell’autostrada.

Il resto del torneo non fu meno avvincente.
Il Milazzo restò in corsa fino all’ultima giornata, alla vigilia della quale entrambe le battistrada si presentarono dopo aver vinto tutti gli incontri disputati dopo lo scontro diretto, quindi con distacco immutato.

Per l’ultimo atto il Catania era di scena a Gangi, dove i locali si giocavano una salvezza impossibile, mentre i mamertini ospitavano la Juveterranova Gela. La compagine etnea fece il proprio dovere vincendo 3-0, con la ciliegina di un ininfluente rigore sbagliato dai padroni di casa. Il Milazzo tenne botta, ma sul finire concesse il pareggio al proprio avversario vedendo così raddoppiare in extremis lo svantaggio in classifica dal primo posto reso ormai irraggiungibile dal successo etneo.

Scattava così la festa dei tifosi rossazzurri assiepati sulle piccole tribune del campetto del bellissimo borgo delle Madonie, cedute dai padroni di casa che preferirono occupare le colline circostanti.
Si narra fossero in quattromila, ma non serve sapere quanto sia realistica quella stima, si è trattato comunque di un successo indimenticabile.

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I Protagonisti

La squadra

Fra cavalli di ritorno e protagonisti di future ulteriori vittorie, sono tanti gli uomini della promozione in C2 che si sono meritati un posto nella storia del Catania.

Spiccano ad esempio Pasquale Marino e Maurizio Pellegrino, pilastri del centrocampo e futuri allenatori.
Marino condurrà il Catania in Serie A nel 2005-06 e lo salverà nella stagione successiva, Pellegrino chiuderà quello stesso ciclo felice di otto anni nella massima serie interpretando il triste ruolo di traghettatore in cadetteria.
Ma Pellegrino ha fatto molto altro in rossazzurro, peraltro alle dipendenze di cinque proprietà diverse e ricoprendo i più svariati ruoli in seno al club: calciatore e allenatore, ma anche responsabile dell’area tecnica e direttore generale, per finire come direttore sportivo e factotum, data l’assenza della società, nella nefasta annata 2021-22. La promozione in B conquistata a Taranto nel 2002, condividendo la panchina con Ciccio Graziani, dopo aver preso in mano la squadra solo alla vigilia del play-off, resta la sua impresa più epica.

Un altro protagonista del ritorno fra i professionisti è stato Vincenzo Del Vecchio, un omone le cui sgroppate sulle fasce erano già state apprezzate nei primi anni ’90. Il suo beffardo e tragico destino da lì ad un decennio lo avrebbe catapultato fra i rossazzurri indimenticabili.

Da ricordare anche il difensore Josè Sparti, fra i pochi superstiti della surreale annata dell’Eccellenza, che vivrà altre tre stagioni con l’elefante sul petto. Sempre in difesa si guadagna la stima dei tifosi il palermitano Giuseppe Sampino, presto soprannominato “il sindaco”, instancabile terzino destro.

E poi c’è lui, Giuseppe Mosca, cannoniere del girone con 19 reti, sorprendentemente non confermato per la stagione successiva.

Merita poi una menzione speciale Maurizio Anastasi, mediano di sostanza che saprà farsi spazio nel Catania del futuro centrando in rossazzurro la promozione in Serie A nel 2005-06 e collezionando 50 presenze e un gol fra il 2004 e il 2007. Nella stagione 1994-95 Anastasi è solo uno dei tanti giovani reclutati per rispettare il regolamento e totalizza quattro presenze in campionato e due nella Coppa Italia dilettanti.

Immancabile menzione infine per chi ha guidato la squadra dalla panchina. All’inizio Massimino aveva voluto Pier Giuseppe Mosti, che da giocatore era stato fra i pilastri della formazione capace di conquistare la A nel 1983. Con lui purtroppo il gioco non decollò mai e non ci fu tempo per aspettare che trovasse il bandolo della matassa, così si puntò sul più esperto Angelo Busetta, che portò a termine la missione che gli era stata affidata.

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Il pubblico

Fra i protagonisti della stagione il pubblico è quello che viene ricordato con più enfasi.
Complice la brevità delle trasferte, la squadra non rimase mai sola, nemmeno fuori casa, e percepì sempre l’importanza di quanto si stava facendo.

Ma andiamo a vedere le cifre ufficiali delle gare interne tratte dai tabellini pubblicati settimanalmente sul quotidiano “La Sicilia”.
Prima però due precisazioni: 1) mancano i dati relativi alle gare contro Leonzio e Canicattì; 2) la partita, da calendario interna, con il Gravina si disputò in realtà sul neutro di Acireale, mentre l’incontro di ritorno fu dirottato al Cibali, quindi abbiamo considerato questa partita per rilevare il numero di presenze.

Ad ogni modo, traducendo i dati in un grafico si nota un picco in occasione della partita interna con l’A.S. Messina (non lo storico A.C.R. Messina), forse l’avversario più accreditato alla vigilia. Ad assistere al successo in rimonta dei rossazzurri furono in diecimila.
Tolto questo dato eclatante, la media di spettatori fu di 4.900, senza sostanziali differenze fra il girone di andata e il girone di ritorno. La maggiore affluenza nella seconda parte del torneo (5100 spettatori in media al ritorno contro i 4700) è determinata proprio dal derby contro il Messina.

CND 1994-95: grafico della media spettatori per le gare interne del Catania.
Presenze al Cibali nel 1994-95: in rosso la media spettatori, in azzurro la curva delle presenze per singola partita.

 

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Curiosità

Sono tanti gli episodi bizzarri che hanno caratterizzato la prima esperienza rossazzurra nel Campionato Nazionale Dilettanti, la maggior parte favoriti dallo status dilettantistico. Ricordiamone alcuni.

 

Portierini… girevoli

La più celebre stranezza della stagione è il paradosso indotto dal regolamento che imponeva, per incentivare la valorizzazione dei giovani, di far scendere in campo da titolari almeno tre giocatori di età inferiore ai 18 anni. Obbligo parzialmente aggirato sostituendo il portiere (juniores) al primo minuto di gioco. La maggior parte degli incontri cominciava così con il pallone scagliato subito in fallo laterale per consentire la sostituzione, non certo il modo migliore per incrementare l’autostima del giovane portiere.

Il Catania schierò tre guardiapali juniores oltre al titolare Carlo Riccetelli.
Ecco allora che Mario Noto conquistò un record (fittizio): 27 presenze  e solo tre reti subìte. Andando a  guardare il minutaggio si scopre però che il ragazzino ha disputato solo una gara per intero (la disastrosa sconfitta col Gravina), e 26 spezzoni da un minuto scarso, per un totale di 116′. Contando anche il torneo supplementare che vedeva le vincenti dei vari gironi di C.N.D. giocarsi il simbolico scudetto dei dilettanti, il bilancio si arricchisce, si fa per dire, di altri 45′ minuti conditi da due reti al passivo, quelle dell’inutile vittoria per 3-2 sul Taranto nel primo turno, vittoria vanificata dallo 0-2 della partita di ritorno in cui in porta hanno giocato l’altro giovane Giuseppe Sciuto e il titolare effettivo Riccetelli. Sciuto totalizzerà alla fine cinque presenze in campionato, tutte da un minuto, più un minuto a Taranto per i play-off scudetto.
C’è stato anche il tempo di far scendere in campo l’altro portierino Giuseppe Zizza, che il suo minuto di gloria lo ha avuto con la Cariatese.
Alla fine Riccetelli ha giocato per intero solo la gara interna contro il Rotonda dell’1 aprile 1995.

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La bestia nera

A proposito della sconfitta con il Gravina, che maramaldeggiò con il clamoroso punteggio di 3-0 nella gara di andata e strappò un rocambolesco 1-0 in quella di ritorno, ci sono da segnalare due anomalie.

La prima è puramente statistica, essendo stato il Gravina l’unico avversario in grado di avere la meglio sul Catania in campionato (imitato dalla Gioiese nella Coppa Italia dilettanti), per di più sia all’andata che al ritorno.

La seconda è più bizzarra ed è quella dello stravolgimento del calendario. Come anticipato, nessuna delle due partite si disputò infatti nella sede prevista.
La gara di andata, che avrebbe dovuto disputarsi al Cibali, andò in scena ad Acireale per l’indisponibilità del campo etneo, quella di ritorno si disputò invece nella tana del Catania per motivi di ordine pubblico, essendo scontato un piccolo esodo di sostenitori rossazzurri. Questa agevolazione, unita all’indiscutibile superiorità tecnica dei rossazzurri, avrebbe dovuto trasformare l’impegno in una formalità. Invece il Gravina segnò con Campanella poco prima del quarto d’ora di gioco e resistette per il resto della gara agli assalti degli uomini di Busetta. A rendere ancor più epica l’impresa fu il rigore mandato alle ortiche dal bomber Giuseppe Mosca, a testimonianza che quella fosse la giornata degli ospiti.

Per la cronaca, il Gravina centrò una brillante salvezza, risultato non da poco per una matricola, che peraltro l’anno prima aveva dominato il girone A siculo battendo anche il Catania per 1-0 il 10 aprile 1994, dopo aver ceduto il passo all’andata per 0-3, l’8 dicembre 1993.

 

Allenatori

Pier Giuseppe Mosti portò in rossazzurro il giovane figlio Luca, il quale forte del suo status di juniores, fu regolarmente titolare all’inizio del torneo segnando anche un gol all’Invicta Potenza. Al termine dell’avventura del padre in panchina, all’undicesima giornata, anche lui uscì dai radar.

Ma la cosa strana in questo caso riguarda Angelo Busetta. Il sostituto di Mosti arrivò infatti alla dodicesima giornata, dopo aver guidato l’A.S. Messina dalla quarta alla decima, e quindi dopo aver affrontato i rossazzurri da avversario nell’1-1 del “Celeste”. Al ritorno batterà in rimonta i propri ex giocatori al Cibali (2-1), ma dovrà ingoiare il boccone amaro di uno striscione offensivo nei suoi confronti esposto dai sostenitori giallorossi.

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Una trasferta movimentata

La cosa brutta del calcio è che piace a tutti. Ma proprio a tutti, anche ai deficienti e ai teppisti. Per questo è così frequente che scoppino scaramucce sugli spalti, specialmente nei campetti di periferia.
Successe anche al campo sportivo del ridente paese calabro di Cariati, quando il Catania fece visita, con il suo seguito di tifosi, alla squadra locale, la Cariatese impegnata nella serrata lotta per non retrocedere.

Mentre il campo emetteva il suo verdetto (zero a zero), sugli spalti alcuni scalmanati delle opposte tifoserie non trovavano di meglio che venire alle mani.

La questione andò avanti anche dopo la gara e il Catania rischiò di farne le spese. Il pullman della squadra fu infatti inseguito dai tifosi locali e nel tentativo di seminarli andò in panne. A quel punto la presenza della carovana di sportivi etnei al seguito si rivelò provvidenziale. Furono loro infatti a dare un passaggio alla comitiva rossazzurra, scongiurando guai peggiori.

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Trova le differenze… 28 anni dopo

In quasi tre decenni il calcio dilettantistico, così come tutto il baraccone sportivo italiano, si è evoluto sebbene a fatica e non quanto sarebbe stato logico aspettarsi.

La prima differenza da notare è che mentre il C.N.D. del 1994 era quinto livello della gerarchia nazionale, la Serie D del 2022 è ad oggi la quarta serie italiana, essendo nel frattempo scomparsa la Serie C2. Si tratta comunque del massimo campionato dilettantistico nazionale ed è ancora diviso il nove gironi interregionali.

Oggi come allora per tornare al professionismo l’unica strada è arrivare primi. Sebbene negli ultimi anni siano stati introdotti i play-off, questi hanno il solo scopo di stilare una classifica per gli eventuali ripescaggi, essendo ormai una triste consuetudine la continua moria di società di terza serie che ogni anno spariscono dal panorama professionistico e devono essere rimpiazzate.

Nel 1994-95 la vittoria valeva due punti, ma già dalla stagione successiva si è passati all’attuale regola dei tre punti.

L’obbligo di schierare dei giovani non è più aggirabile. La ridicola scena del calcio di inizio volutamente scaraventato fuori per consentire l’immediata sostituzione del portiere è scomparsa rapidamente, grazie a qualche ritocco al regolamento. Adesso ogni squadra deve schierare per tutta la durata dell’incontro, quindi anche in caso di sostituzione (ma non di espulsione), quattro giovani. Di più: i giovani in questione devono appartenere a differenti fasce di età, per l’esattezza fra gli undici in campo deve esserci almeno un giocatore nato nel 2001, uno nato nel 2002, uno nato nel 2003 e uno nato nel 2004.

Le sostituzioni ammesse oggi sono cinque, senza il limite delle tre fasce temporali che contraddistingue i campionati maggiori, mentre nel 1994 erano tre. Non ci sono nemmeno limiti al numero di tesserati in rosa, ma solo nove giocatori possono andare in panchina.

Altra novità, rispetto al 1994 è che le maglie sono personalizzate con i nomi dei giocatori, ai quali è possibile assegnare un numero a piacere o quasi (fanno eccezione i portieri ai quali sono riservati i numeri 1, 12, 22).

La composizione del Girone I del 1994-95 vedeva una prevalenza di squadre siciliane, ben undici, che se a videro con quattro compagini calabresi, due della Basilicata e l’Agropoli, unica rappresentante della Campania.
La prossima stagione vedrà ancora una maggioranza di consorelle sicule, ben nove su 18, fra le quali spiccano Trapani, Licata, Acireale, che riportano alla mente brutti ricordi legati ai campionati di C degli anni Novanta, e il Paternò, incrociato nella stagione di Eccellenza, in particolare nella memorabile gara di esordio che sancì il ritorno alla vita del Catania.

L’intersezione fra l’organico attuale e quello del 1994-95 comprende solamente il Catania, il Ragusa e il Canicattì. Queste ultime due compagini furono capaci di strappare al Catania di Busetta tre pareggi in quattro incontri.

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Conclusioni

Per il Catania c’è un’altra sostanziale differenza rispetto alla prima esperienza fra i dilettanti: allora la società non era fallita, bensì era stata declassata.

Sebbene la lunga battaglia estiva per la riammissione avesse compromesso in partenza il campionato di Eccellenza 1993-94, la società si presentò ai nastri di partenza della stagione successiva in C.N.D. con una propria struttura societaria, anche se da ripescata, quindi con un ritardo da colmare rispetto alle concorrenti ed una squadra da rinnovare per adeguarla alla categoria.

Quest’anno il Catania S.S.D. sarà ancora più svantaggiato perché ha dovuto ricostruire tutto da zero: la dirigenza, la prima squadra e il settore giovanile.
La disponibilità economica della proprietà Pelligra ha consentito di affidarsi a professionalità di livello superiore, tuttavia è innegabile che il lavoro sul campo sia cominciato in ritardo con una squadra del tutto nuova.

Tutto ciò non sarà però un alibi. La partecipazione ad un campionato dilettantistico è un’onta per il Catania, a prescindere dalle circostanze che hanno provocato questo stato di cose e non arrivare primi sarebbe una macchia nella storia rossazzurra, oltre a rallentare il programma di risalita e a raffreddare l’entusiasmo dei tifosi.

Ipotizzare un percorso netto dalla D alla A sarebbe presuntuoso, ma un passo falso sarebbe ammissibile dalla C in su, non certo nel prossimo campionato.

D’altra parte tutte le nobili decadute che hanno dovuto ripartire dalla D sono tornate immediatamente in C, rallentando semmai la propria risalita dalla terza serie, basti pensare a Salernitana, Venezia, Modena, Reggiana, Palermo, Bari, Novara, Cesena, Avellino, Parma.
All’appello mancano il Messina, la cui realtà è anomala per la presenza di diverse forze cittadine, e il Trapani, che lo scorso anno è rimasto nelle retrovie, pur essendo ripartito rilevando il titolo del Dattilo, ma che quest’anno è fra le favorite del girone.

Tutto questo per dire che non sarà facile ripartire di slancio ma che ogni risultato diverso dal primo posto sarebbe, sul piano sportivo, un fallimento.

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Bibliografia

 

Sitografia

 

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Antonio Buemi è coautore di "Tutto il Catania Minuto per Minuto" e di "Il Rosso e L'azzurro. 90 anni di una maglia". Di tanto in tanto disegna caricature dei protagonisti della storia rossazzurra.