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Lo vedevi arrivare sempre pochi minuti prima dell’inizio della trasmissione. Casco della Vespa in testa e busta piena di birre. “Ragazzi, queste sono per dopo… va be’, io quasi quasi una me la faccio adesso”.

Era il momento in cui la tensione prima della diretta si affievoliva: posavamo libri e appunti, scambiavamo quattro chiacchiere e ridevamo un po’. Avevamo la responsabilità di andare davanti ad un microfono, ma lo facevamo con il sorriso sulle labbra, perché c’era lui che ci trasmetteva sicurezza e leggerezza al tempo stesso.

Lui era Adriano Cammarata.

Ci eravamo conosciuti tra le mura di Radio Lab; ne abbiamo passate tante insieme, tra riunioni fino a tarda sera, dirette radiofoniche ed eventi vari. Ti dava sempre un buon motivo per non andar via, per continuare a parlare, per proseguire la serata in giro per la città. Ricordo in modo indelebile un 25 aprile passato a casa sua tra grigliate, palleggi a pallone, giochi di società e chiacchiere a non finire.

Nel 2014 decidemmo di dar vita a “Quelli del ‘46”, programma dedicato alla storia del Catania. A lui affidammo una parte fondamentale della trasmissione: dare quel tocco di simpatia, ironia e spontaneità in grado di equilibrare il rigore dei numeri e una narrazione obiettiva e impersonale.

Adriano ci riuscì con la straordinaria naturalezza che lo contraddistingueva: riportava aneddoti curiosi, esaltava gli aspetti più folkloristici dei racconti, faceva qualche battuta qua e là. Durante una puntata parlammo di un giocatore che venne calcisticamente “oscurato da Gianni Bui”: fece subito notare la bizzarria della frase e ci ridemmo per mesi (in realtà, continuiamo a farlo anche oggi).

Chiunque abbia avuto modo di approfondire la sua conoscenza sa quanta cultura, autoironia, passione avesse. Era sempre in grado di metterti a tuo agio: un maestro quando c’era da spiegare qualcosa, un eccezionale ascoltatore quando era lui a sconoscere l’argomento.

Passava da arringhe filosofiche ad analisi tecnico-sportive con una semplicità e un ardore disarmanti. Ti cantava Frank Sinatra e Bruno Martino e un attimo dopo ti faceva l’imitazione di Lino Banfi o di mister Angelo Busetta.

A fine serata ti ritrovavi sempre arricchito, perché con lui coglievi la fugacità del tempo, la solennità di ogni discussione, la banalità delle proprie certezze, l’appagamento di non giungere a conclusioni, l’essenza di sentirsi imperfetti, confusi, persino incoerenti.

Adriano non c’è più: ci ha lasciati, improvvisamente, il 5 agosto 2022. Lo abbiamo scoperto mentre lavoravamo ad un nuovo progetto, di cui avrebbe fatto parte anche lui. Da lì a qualche ora l’avrei chiamato per farmi mandare del materiale; invece è arrivata una telefonata di quelle che ti gelano il sangue, di quelle che stravolgono la realtà e la avvolgono in una nebbia di incredulità e alienazione.

Cercheremo di custodirne il ricordo con la cura che si deve alle cose più preziose. E ogni volta che ci leggerete, tra quelle parole troverete un frammento di lui, della sua presenza e della contagiosa energia di cui abbiamo avuto l’onore di godere per tanti anni.

 

 

Classe '90, laureato in Internazionalizzazione delle Relazioni Commerciali, è il fondatore di "Quelli del '46", nonché l'ideatore del murale del Cibali. Si occupa quotidianamente di comunicazione e marketing, con un occhio particolare alla mobilità sostenibile, alle energie rinnovabili ed allo sport.