Al momento stai visualizzando Addio a Brigantony, pioniere della canzone popolare siciliana
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Era la mattina di un giorno d’estate, in cui il sottoscritto era in ferie. Nel popolare quartiere Civita, stavo affacciato al balcone di casa dei miei nonni materni. Sotto, due tizi passeggiavano, uno è cugino di mia nonna e si rivolse a lei: “Ciao Turidda, pozzu ‘chianari? Sugnu cù n’amicu fossi ù canusci, ù Brigantony”. Fu così che ebbi modo di conoscere personalmente quel simpatico menestrello della canzone goliardica cantata in dialetto catanese.

“Signor Antonino, Lei è stato un pioniere nel suo genere musicale”, mi rivolsi così a lui, ma la mia tenera nonna, che non ha mai avuto un linguaggio forbito, poco convinta da quel termine da me proferito, per educazione mi volle giustificare: Ha scusari su me niputi dici qualche parola fora posto, è carusu”. Al di là del siparietto, ebbi modo per una decina di minuti di poter dialogare con quel simpatico signore che con le sue canzoni mi faceva morire dal ridere.

Stuppammu una Coca Cola (spiace, ma mia nonna ha sempre comprato la Coca Cola per noi nipoti piuttosto che la Fanta), e frattanto discutemmo delle sue canzoni e di modellismo: avendo notato un esemplare del Vespucci costruito da mio nonno, si complimentò e mi disse di essere un amante di modellismo, e di aver avuto sempre la mania di raccogliere conchiglie di diverse forme per realizzare composizioni che poi chiudeva nelle cornici a mo’ di quadri.

Non dimentico quella famosa chiacchierata col buon Antonino Caponnetto, in arte Brigantony, e nemmeno i suoi tanti concerti in giro per la città ai quali ho avuto il piacere di assistere, come a Fasano, a San Giovanni La Punta, o ancora quella volta in cui al Caffè del Porto, stretto come una sardina in mezzo alla folla, si rideva nonostante la sofferenza per la confusione pressante.

 

Brigantony: da Cibali al Madison Square Garden

Il popolare cantante catanese era nato di sabato, in quel di Cibali, esattamente il 24 aprile 1948. Proprio il giorno dopo, a pochi passi dalla sua abitazione, sul campo di piazza Spedini la compagine del Canicattì veniva tramortita dal Catania con cinque reti: due ciascuno Beligni e Cadei e una di Luigi Faita.

All’età di 28 anni emigrò in Belgio per lavorare come muratore. Tornato in Sicilia, si dedicò alla musica. Una delle prime canzoni in dialetto la scrisse per un tizio alquanto popolare negli anni Ottanta, Ciccio Pasticcio, un comico che incideva dischi imitando il popolare attore Franco Franchi.

L’esordio musicale in prima persona, per il nostro Antonino, era arrivato nella seconda metà degli anni Settanta con A zita pilusa. A metà anni Ottanta arrivò il successo per Brigantony: tra il 1985 e il 1989, infatti, uscirono in sequenza i quattro album più famosi del cantante, ovvero Vamos a Pilus, A ciolla, Cò bullu e U’sucu do pollu.

Nel 1988 pubblicò 90° minuto, una musicassetta incentrata sul tema sportivo, in cui proponeva un’ipotetica partita di Coppa (daa coppa…) dell’amicizia tra Catania e Marocco; l’autore, famoso per le sue scenette, è così che sciorinava la formazione rossazzurra, rifacendosi ai giocatori del campionato 1983-84:

Uno, la saracinesca avemu Sorrentino, appoi avemu a Ranieri e Mosti cà ci rumpunu i costi, appoi avemu a Giovanelli e Chinellato cà ci fanu ù cosu a cucciddatu, Mastropasqua, Morra e Crusco, dici cà i pistunu comu ù musto, Mastalli, Cantarutti abbìanu gol a tutti, appoi avemu a Torrisi cù ci pessi e cù ci misi, avemu macari ù straniero, dici cà iavi ù tiru comu ù ferro, e Carnevale oggi non joca picchì si mangiau du’ costi di maiali, in panchina abbiamo Crialesi, Paganelli e Onorati, sunu chiddi sempri belli arripusati”.

La popolarità per il buon Antonino accrebbe negli anni Novanta: non c’era catanese in quel decennio, anche il più puritano incallito, che non avesse canticchiato goliardicamente A nanna patturiu, A sucalora, Mi stuppai na Fanta, Nonno rock, A sasizza, Na vota ni lavaumu nta pila o non abbia mai sentito almeno una volta le famose scenette coi suoi personaggi, i vari Ragiuneri Lattuca, Jachinu, Cavaleri Muschitta, Cammelu e tanti altri.

Brigantony oltre ad essere stato popolare nella propria città, è riuscito con la sua musica a varcare i confini e trovare affetto e ammirazione tra le colonie di siciliani emigrati all’estero: arrivò ad esibirsi anche in tournée mondiale, con un concerto persino nel leggendario Madison Squadre Garden di New York.

Negli anni 2000 il filone trovò nuovi adepti che seguirono la scia del Maestro: nacquero i Brigantini, band di Paternò che arrangia le canzoni di Brigantony in chiave moderna proponendole ai più giovani. Con il gruppo, il buon Antonino collaborò in tanti brani, incidendo i cori e partecipando ai videoclip.

Nel maggio del 2006, Catania ubriaca di gioia ritrovò la serie A, e il Maestro compose in onore ai ragazzi di Marino la canzone Catacchianau, un motivo che celebra quella magnifica stagione per i colori rossazzurri.

Con la sua dipartita Catania perde un artista d’altri tempi, permeato di cultura popolana spicciola come lo sono stati Micio Tempio (molte volte accostatogli), Angelo Musco, Saro Urzì o Gilberto Idonea. Addio Maestro Antonino: con la tua semplicità, pacato ma irriverente, vola in cielo e fa’ ridere gli Angeli!

In copertina, una foto di Brigantony bardato di rossazzurro, in occasione della visita alla redazione di CalcioCatania.com.

 

 

Nato in una domenica da trasferta quando Luvanor riuscì a segnare in quel di Pisa, è un collezionista di materiale calcistico in particolar modo rossazzurro. Gregario di “Quelli del '46”, ama raccontare aneddoti curiosi che riguardano la storia del Catania.