Al momento stai visualizzando Catania, salvezze e retrocessioni sul campo: un insolito primato positivo

Per la quarta volta nella sua esistenza, la Catania del soccer sarà costretta a ripartire da categorie inferiori pur non avendo maturato ciò sul campo. Anzi: dopo 93 anni di storia (eccetto il periodo bellico) il Catania non esiste proprio più!

Il primo pomeriggio di sabato 9 aprile 2022 verrà ricordato come l’ora più buia del massimo club calcistico etneo: l’interruzione dell’esercizio provvisorio da parte del Tribunale ha reciso per sempre l’ormai logoro cordone che teneva in vita la squadra.

La storia di questo club è sacra e andrà tramandata per rispetto a chi l’ha vissuta e costruita. Con questo articolo andiamo a caccia di un primato insolito di cui la Catania pallonara può fregiarsi, ovvero quello di un basso numero di retrocessioni sul campo.

 

Catania: una delle società del Sud Italia con meno retrocessioni sul campo

Sono appena 9 i campionati finiti male sul campo. Vanno spalmati in quasi un secolo di vita del massimo sodalizio rossazzurro che, è bene ricordarlo, affonda la sua primigenia fondazione nel lontano 1929.

A parte Napoli e Cagliari, il Catania figura fra le migliori compagini del Meridione d’Italia in questa originale classifica. Quasi tutti i club del Sud Italia, salvo rarissime eccezioni, hanno infatti accumulato retrocessioni sul campo in numero superiore alle 10 unità. Città come Palermo, Reggio Calabria, Foggia, Messina, Taranto e Cosenza hanno addirittura conosciuto il “disonore” del capitombolo dalla terza alla quarta serie, mentre Catania ha perso sul campo per 4 volte la serie A e per 5 la serie cadetta, non subendo mai retrocessioni dalla serie C in giù.

Tenuto conto dei 17 tornei di A e dei 35 di B, per il club etneo si tratta di un vero e proprio primato essere riuscito a evitare retrocessioni a grappolo come avvenuto in altre piazze. Perfino il blasonato Genoa ha numeri assoluti peggiori: i liguri, infatti, sono ormai giunti a quota 10 retrocessioni sul campo dal 1929 al 2022, una in più del Catania nello stesso arco di tempo!

Un primato nel primato è poi costituito dai 25 anni (!) consecutivi di sole promozioni o permanenze maturate sul campo tra il 1988 e il 2013.

Ripetiamo: stiamo discutendo esclusivamente di capitomboli generati dal campo, perché nella storia rossazzurra dobbiamo registrare anche due brutte vicende di illeciti sportivi tramutati in retrocessioni a tavolino (1955 e 2015) e tre esclusioni: per cause belliche (1943) o finanziarie (1993 e 2022).

Scendiamo meglio nel dettaglio delle 9 retrocessioni sul campo.

 

Dalla B alla C ’36/37

È il 1937 il primo anno nero del calcio catanese. Tante volte abbiamo raccontato in altri nostri articoli il bollente epilogo del torneo di B ’36/37. A partire dal disimpegno societario del Duca di Misterbianco che apre la strada alla infausta denominazione Associazione Fascista Calcio Catania. Poche risorse, tanta spocchia e troppa sicurezza nel presunto “allargamento dei quadri federali” che avrebbe dovuto graziare i club di zona pericolo azzerando le retrocessioni. Morale della favola: Catania, Messina, Pro Vercelli e Venezia costretti agli spareggi salvezza. È una farsa: tutte vincono solo le rispettive gare casalinghe del gironcino a 4. Si rigioca a eliminazione diretta durante un afoso luglio 1937. I rossazzurri di Piero Colombati, intontiti e sognanti, fanno salvare il Messina e poi ne prendono 4 dal Venezia. Addio Serie B.

(In dettaglio: Catania 13° ex-aequo a 28 punti con Pro Vercelli, Messina e Venezia; doppia sessione di spareggi-salvezza a 4, prima con girone all’italiana e poi a eliminazione diretta con definitiva retrocessione rossazzurra unitamente ad Aquila, Catanzarese e Viareggio).

 

1939/40: dalla B alla C

Riconquistata la serie cadetta nel 1939, il torneo susseguente è un vero calvario. L’annata di B ’39/40 è fra le peggiori in assoluto dell’intera storia catanese. Si parte con 4 ko di fila e 14 (!) reti incassate. Poi è tutto un susseguirsi di “vati danubiani” (sono diversi, infatti, gli allenatori ungheresi a susseguirsi in panchina) fino all’affido definitivo ad Attilio Ferraris IV, allenatore-giocatore 36enne famoso per essere “il leone di Highbury”. Un attacco rachitico e una retroguardia colabrodo cospirano all’inevitabile epilogo datato 19 maggio 1940: al Cibali il Livorno vince 1-4 con doppietta del leggendario Stua e con 4 turni d’anticipo il Catania saluta anzitempo la cadetteria da ultimo in classifica.

(In dettaglio: Catania 18° e ultimo in classifica con 19 punti. Retrocede in C con Molinella, Vigevano e Sanremese).

 

1965/66: dalla A alla B

Per trovare un altro salto indietro sul campo ci spostiamo di ben 26 anni. Nel bel mezzo dei radiosi anni ’60, quelli della “Milano del Sud” e del Catania solidamente in A da 5 stagioni. Qualcosa si inceppa già in sede di programmazione estiva, il tecnico Di Bella chiede più soldi. In società vorrebbero ringiovanire la rosa. Si fa tutto a metà e i rossazzurri procedono con pareggi e sconfitte fino alle dimissioni di Di Bella giunte ad inizio gennaio ’66. Subentra Gigi Valsecchi, mite ed enigmatica figura di allenatore in seconda. Si compie il miracolo il 20 febbraio ’66 quando al Cibali scende l’Inter di Helenio Herrera, capolista e campione del mondo in carica. Segna Facchin per un Catania che tra lo stupore generale vince 1-0 e addirittura esce dalla zona retrocessione. I giornali sportivi parlano di “taumaturghi” alle falde del vulcano, ma le restanti 12 gare fanno scivolare gli etnei al penultimo posto con 6 punti di ritardo dalla salvezza che non viene raggiunta.

(In dettaglio: Catania 17° e penultimo con 22 punti. Retrocede in B con Sampdoria e Varese).

 

1970/71: dalla A alla B

Un calcio cambiato, all’alba dei ’70. L’avvento delle S.p.A. nel pallone rende necessarie figure come quelle di Angelo Massimino, facoltoso imprenditore edile costretto però ad accettare gli alterni umori di piazza e calciatori. Il Catania ’70/71 è oppresso da un mal d’attacco insopprimibile, appena 18 le segnature all’attivo nelle 30 gare. È un’annata nerissima, segnata in dicembre dalla tragica scomparsa di Luciano Limena. Nemmeno l’esordio in A di Guido Biondi (a Firenze, il 14 febbraio ’71, 1-1) sortisce effetto anche se la salvezza resta raggiungibile. Alla resa dei conti, 21 punti fanno materializzare l’ultimo posto e si torna in cadetteria dopo solo un anno.

(In dettaglio: Catania 16° e ultimo con 21 punti. Retrocede in B con Foggia e Lazio).

 

1973/74: dalla B alla C

Dopo 25 anni tra A e B il Catania torna in terza serie. Lo fa in modo grottesco, violento talvolta, confuso sicuramente. La stagione parte bene, in sella c’è un nuovo padrone, l’elegante Salvatore Coco. Il girone d’andata frutta ben 19 punti e le prime 6 gare sono senza sconfitte. Nulla lascia presagire la catastrofe dopo il giro di boa. Il 24 febbraio ’74, durante Catania-Bari, Romano Fogli viene sostituito e per rabbia scaglia a terra la casacca di gioco. Il pubblico s’arrabbia e l’ira tracima dopo il rigore decisivo dello 0-1. Incidenti gravi e stadio incendiato. Il 7 aprile nuovo capitolo di cronaca nera a piazza Spedini, avversario il Novara. Sotto di due reti, il Catania si vede negato un rigore. Apriti cielo: invasione e maxi-squalifica. Nonostante il riavvicinarsi di Massimino, la stagione evolve in tragedia sportiva: 1 unico punto nelle ultime 7 gare, l’Elefante si siede sull’ultimo gradino e retrocede in C distanziato di ben 8 lunghezze dalla salvezza.

(In dettaglio: Catania 20° e ultimo con 26 punti. Retrocede in C con Reggina e Bari).

 

1976/77: dalla B alla C

Due sole stagioni in serie cadetta e subito si rientra in terza serie. Il copione del capitombolo ’76/77 è simile a quello del ’74. Si parte con ambizioni; in panca è pure tornato “don” Carmelo Di Bella. Un giovane Bortolo Mutti capeggia l’attacco rossazzurro. Venti punti al giro di boa, il Cibali è un maniero inespugnabile. Si può sognare. O no? L’attacco si spegne, il 6 marzo ’77 il Lanerossi Vicenza di Pablito Rossi passa al Cibali (segna però Faloppa) e il 24 aprile un altro ko interno contro il Cagliari (1-2) fa suonare lugubri sirene d’allarme perché i sardi in 8 minuti con Virdis e Piras (52° e 60°) ribaltano l’effimero vantaggio di Mutti (35°). Il passo falso decisivo cade domenica 22 maggio al Partenio allorquando un pasticcio tra Petrovic e Chiavaro cagiona l’autorete del difensore. Manca 1 solo minuto al 90°, non c’è tempo e la sconfitta costa vent’anni di vita. Nelle restanti 4 gare servirebbero 2, forse 3 punti per garantirsi la salvezza. Tra veleni, sospetti, maldicenze, il Catania ripiomba in C perdendo le ultime 3 partite. Quella conclusiva di Brescia è un vero calvario: 4-1 a favore delle rondinelle. L’unico gol per gli etnei lo segna Tanino Troja, attempato “bomber” ormai avviato sul viale del tramonto sportivo. Ci si aspettava da lui il salto di qualità verso alti lidi. Dodici presenze e quell’unica rete sono tutto ciò che lascia dopo il suo passaggio.

(In dettaglio: Catania 19° e penultimo con 31 punti. Retrocede in C con Spal e Novara).

 

1983/84: dalla A alla B

«A novembre del 1983 vedevo gente che ancora stava festeggiando la promozione in A degli spareggi romani. La città non aveva mentalità, strutture… ci allenavamo in settimana su un campo impossibile beccando malanni d’ogni tipo. Volevamo camminare sulle nuvole ma finimmo a ruzzolare fra i rovi». Musica e parole di Angelo Crialesi, storico “numero 11” rossazzurro degli anni ’80, intervistato a trent’anni da una ingloriosa (ma stranamente indimenticabile) retrocessione in Serie B.

Perché il Catania ’83/84 è a tutt’oggi additato per antonomasia come peggiore squadra di tutti i tempi, almeno per i campionati di massima serie? Ultimissimo posto, 12 punti totali di cui appena 1 (!) fuori dalle mura amiche (ad Avellino), regolari goleade subìte, un terreno di gioco disastrato, maxi-squalifiche di campo nei momenti topici dell’annata. Altro da aggiungere? Sì, diamo voce a “sir” Claudio Ranieri da noi intervistato in radio anni fa durante una puntata di “Quelli del ’46”: «Perdemmo quasi subito Mastropasqua e Mastalli per infortunio. L’assenza del nostro libero, in particolare, si rivelò decisiva per il cattivo prosieguo dell’annata… ma eravamo una buona squadra». Ranieri non ha tutti i torti: a Toro, Samp, Napoli, Inter, Milan e Roma i rossazzurri dissero “oggi non si passa”. Quei pareggi hanno quantomeno lenito il forte dispiacere sportivo.

(In dettaglio: Catania 16° e ultimo con 12 punti. Retrocede in B con Genoa e Pisa).

 

1986/87: dalla B alla C1

“Sorbello: Serie A o Catania?”, questo uno degli strilli della rosea durante l’afosissima estate ’86. L’attaccante acese è corteggiato da Costantino Rozzi che lo vorrebbe portare ad Ascoli. Così, mentre il Catania ne rifila 5 alla Nissa in una probante amichevole estiva, arriva il fatidico “sì” del bomber di Aci Platani. Massimino vuol forgiare un Catania da primi posti per l’annata ’86/87. Ingaggia diversi transfughi dal Perugia declassato in C2 (Benedetti, Tesser, Allievi, Novellino), lascia i senatori al loro posto, rileva dall’Avellino l’esperto Vullo e promuove Onorati titolare. L’età media è alta, la squadra fa fatica e segna poco. Sorbello regge per il girone d’andata e poi sparisce quando le forche caudine si fanno bollenti.

L’1-4 casalingo contro il Bologna dell’8 febbraio ’87 lascia in sgradevole dote anche la squalifica di campo: contro il Pisa si gioca a Palermo per un pauroso 0-0. Anconetani, istrionico e beffardo come sempre, sfoggia una sciarpetta rosanero nell’anno senza calcio dei palermitani. Un altro scossone fa tremare gli aficionados dell’Etna: il 18 aprile a Campobasso si perde 4-0. Esonerato Rambone, arriva Bruno Pace. Il tecnico pescarese è noto per avere la sigaretta facile, il suo maglioncino appoggiato sulle spalle diventa subito un segno distintivo. Il Catania si affida al suo talento più giovane, lo scordiense Rocco Frazzetto (che tutti chiamano Beppe), un diciannovenne dalla corsa facile e dal piede algebrico che a gara in corso entra e indirizza le tappe di una clamorosa risalita in classifica. Una salvezza impossibile diventa probabile ma s’infrange sui guantoni di Roberto Dore, portierino del Cagliari ma di proprietà dell’ACR Messina di Salvatore Massimino.

Domenica 14 giugno al Cibali c’è proprio Catania-Cagliari, i sardi sono già retrocessi ma vendono carissima la pelle. Il guardiapali oristanese difende disperatamente lo 0-0 fino all’ultima stilla di gioco. Lo stadio catanese sospira al triplice fischio, l’ultimo atto alla Fiorita di Cesena, sette giorni dopo, è una disperata invocazione d’aiuto. Ma senza risposta. Si torna in C1 dopo 7 anni.

(In dettaglio: Catania 19° e penultimo. Retrocede in C/1 con Campobasso, L.R. Vicenza e Cagliari).

 

2013/2014: dalla A alla B

“Una retrocessione fisiologica”: si può accettare una tale frettolosa e di certo insoddisfacente spiegazione fornita in una recente intervista dall’ex-patròn? Dopo 7 salvezze consecutive, il Catania cade e torna in B. Il tempo sta dicendo che fu un peccato mortale non aver evitato quel capitombolo in cadetteria. L’estate 2013 si apre col divorzio forzato dall’a.d. Sergio Gasparin. Pablo Cosentino è addirittura ora vicepresidente e ha carta bianca. L’1 settembre scoppia il caso Barrientos: il giocatore non scende in campo al Massimino contro l’Inter. Dice di aver firmato con un club del Qatar e saluta tutti mettendo in imbarazzo compagni e allenatore. La cosa rientra ma il “Pitu” fatica da lì in poi ad essere protagonista. I “rinforzi” cosentiniani arrancano: troppi argentini mediocri, un vecchio ceco (Plasil) e due acerbissimi innesti (Biraghi e Tachtsidis). La sera del 19 ottobre il Cagliari ospita i rossazzurri e riapre il Sant’Elia dopo 18 mesi. Un gol di Pinilla all’ottantaquattresimo frutta il 2-1 sardo. Rolando Maran esonerato, sbarca a Catania il “televisivo” allenatore Gigi De Canio. Il feeling non scatta proprio (soli 8 punti a referto per De Canio) e nella notte fra il 15 e il 16 gennaio ’14 torna Maran.

Al giro di boa etnei ultimi con 13 lunghezze, a -4 dalla salvezza. Il tanto sospirato “bomber” prolifico non arriva dal mercato di gennaio. La società non è riuscita ad investire la cifra giusta per ingaggiare la figura idonea. La Waterloo rossazzurra si celebra a Reggio Emilia contro il Sassuolo, domenica 16 marzo. Dopo un primo tempo perfetto chiuso sullo 0-1 (Bergessio 31°) il Catania crolla inspiegabilmente nella ripresa contro una matricola in crisi, 3-1 finale neroverde. La B è ad un passo. Il 6 aprile, 1-2 interno col Torino, Maran viene definitivamente congedato: rossazzurri ultimi con 20 punti dopo 32 gare, a -7 da una salvezza chimerica. Eppure… panchina affidata a Maurizio Pellegrino. Che, complici anche alcuni avversari ormai sfiniti, ottiene 4 successi nelle ultime 6 gare. Anzi: a 180′ dalla fine c’è addirittura una speranza salvezza. Il Catania dovrebbe vincere a Bologna e confidare nel Cagliari che ospita il Chievo. Al Dall’Ara va in scena uno psicodramma collettivo. Anche perché i destini dei due club vengono indirizzati dal posticipo giocato a Firenze tra la viola e il Sassuolo il martedì precedente: con enorme imbarazzo, i neroverdi vincono 3-4 e si mettono quasi in salvo. L’atteso esodo rossazzurro a Bologna ne risulta frenato. Domenica 11 maggio ’14, davanti a 30.000 tifosi bolognesi, il Catania con una punizione di Monzon al 21° sblocca il match. I siciliani restano in 10 già dalla mezzora per il doppio giallo a Peruzzi ma resistono eroicamente contro un Bologna che ha un disperato bisogno di punti. Al 72° plana sul rettangolo verde la ferale notizia dal Sant’Elia: Chievo in vantaggio con gol di Dainelli. I petroniani spingono come locomotive, pareggiano a 11 dal termine con Morleo. Ma all’84° Bergessio, servito da Monzon, di sinistro sul primo palo riesce a riportare i suoi in vantaggio e a farli vincere 1-2. Non serve a nulla, però: al triplice fischio di Rocchi piangono tutti, la retrocessione è matematica per entrambe le squadre.

(In dettaglio: Catania 18° e terzultimo. Retrocede in B con Bologna e Livorno).

 

Le due retrocessioni del Catania a tavolino

Come detto, in questo articolo non abbiamo conteggiato le due retrocessioni per illecito sportivo, quella del 1954/55 dalla A alla B e quella del 2014/15 dalla B alla Lega Pro.

In dettaglio: nel 1955, pur essendosi ottimamente classificatosi 12° con 30 punti, il club etneo andò incontro ad un grottesco caso di corruttela arbitrale (il cosiddetto “caso Scaramella” dal nome dell’arbitro coinvolto) auto-denunciato da un giornalista catanese (Giulio Sterlini) che avrebbe rivestito nella brutta faccenda un ruolo di primo piano. Il Catania retrocedette in B unitamente all’Udinese, anch’essa condannata per un altro illecito (i friulani si erano piazzati secondi!). In tal modo, Spal e Pro Patria si poterono salvare nonostante il penultimo e ultimo posto sul campo. A distanza di 67 anni restano ombre e dubbi sull’intera vicenda: fu vero illecito quello rossazzurro? O qualcuno tramò nell’ombra per salvare il club calcistico ferrarese? Rabbia e veleni furono già palesi all’indomani della decisione del giudice sportivo, la Catania dell’epoca si vide scippare la A conquistata per la prima volta l’anno prima e l’intera tifoseria scese in piazza a protestare.

Il 23 giugno 2015 è una di quelle date che non si dimenticano con facilità. All’alba di quell’infausto giorno si consuma uno dei drammi sportivi più incredibili e folli dell’intera storia del calcio italiano. Il patròn etneo è messo agli arresti. È reo-confesso nella disarmante indagine giudiziaria definita “I Treni del Gol”: il Catania ha “aggiustato” 5 gare dell’appena trascorso torneo di Serie B. Ovvero, tramite degli intermediari, alcuni calciatori avversari delle 5 squadre interessate sarebbero stati corrotti per permettere al Catania di vincere 5 gare utili a scongiurare una retrocessione che appariva probabile ad inizio primavera 2015. Catania-Avellino 1-0; Varese-Catania 0-3; Catania-Trapani 4-1; Latina-Catania 1-2; Catania-Ternana 2-0, sarebbero questi i match (tra la 33a e la 37a giornata) interessati dall’obbrobriosa storiaccia. Cinque successi consecutivi, guarda caso. Che non bastano, però, per una comoda salvezza. L’obiettivo è centrato solo all’ultima giornata con lo 0-0 sul campo del Carpi già promosso in A. Catania che si piazza 15° ex-aequo con la Pro Vercelli a 49 punti con appena due lunghezze di vantaggio sulla quartultima. A retrocedere in Lega Pro sono Entella, Cittadella, Brescia e Varese. La giustizia sportiva in seguito declassa i rossazzurri alla Lega Pro con una penalità di -12 da scontare nel torneo di terza serie ’15/16. Entella e Brescia si salvano usufruendo anche del fallimento del Parma, costretto a ripartire dalla D.

 

I campionati interrotti

Per ben tre volte nella sua storia il Catania non è riuscito a concludere il campionato di appartenenza: nel 1943 (come detto per causa bellica furono interrotti gli spareggi-promozione per la B), nel 2020 (causa Covid non furono disputate le ultime otto giornate, ma si giocarono in ogni caso i play off) e in questo disgraziatissimo 2022 interrotto con quattro partite ancora da disputare.

 

L’immagine di copertina è tratta da CalcioCatania.com

 

 

Cutelliano di "lungo corso" (7 anni), poi universitario a lettere moderne. Ha fatto radio quotidianamente dal 2005 al 2010 e poi a spicchi negli anni seguenti. Film calcistici del cuore: "L'arbitro" (2013) con Stefano Accorsi e "Il presidente del Borgorosso F.C.".