Renato Cattaneo nasce il 16 dicembre 1923 a Rovellasca, borgo di qualche migliaio di laboriosissime anime alle porte di Como. La sua è una famiglia modesta ma che per lui ha progetti di un futuro dignitoso. Grazie all’aiuto economico dei parenti va in collegio e a 18 anni si diploma a Milano, ma la sua passione è il pallone. In realtà Cattaneo è già un campioncino, titolare nel Como che milita in Serie C.
Ma fuori dal campo il mondo è impazzito, il secondo conflitto mondiale imperversa e la Lombardia è sotto bombardamenti sempre più tragici. Alla fine del 1943, ormai in piena guerra civile, riceve la cartolina precetto per l’arruolamento nell’aviazione della neonata Repubblica Sociale. Accetta con forti perplessità.
“Perché sparare ad altri italiani?” si dice. ‘’Perché combattere con i nazisti che dopo aver invaso la mia terra si danno ad indiscriminate retate e massacri?’’. Presto detto, scappa dalla caserma; lassù sulle montagne del cuneese lo aspettano alcuni vecchi amici che hanno scelto la lotta partigiana.
Un giorno decide di prendersi dei rischi per andare a salutare i genitori che non hanno da tempo sue notizie, ma una pattuglia di SS durante una retata lo arresta. Inizia il suo dramma personale, deportato prima in un campo di concentramento a Innsbruck, poi in un campo di lavoro forzato a Lipsia.
Tra fame e stenti, pensa agli affetti lasciati in patria che teme di aver perso per sempre, al pallone, agli amici perduti in guerra. Sopravvive solo per la stazza fisica d’atleta e per delle bucce di patate che integrano il suo misero rancio. All’alba del 1945 con altri prigionieri tenta la fuga da un campo che è ormai giornalmente obbiettivo dei bombardamenti alleati. Corre come sulla fascia destra del campo più forte che può e attraversando le linee raggiunge la zona di occupazione americana oltre il fiume Elba.
Inizia qui la sua nuova vita, decide di dedicarla alla sua passione preferita: dal Como passa alla Cremonese dove in due stagioni tra i cadetti realizza ben trenta marcature. Cattaneo è la classica ala vecchio stampo che verticalizza il gioco verso l’out nell’area avversaria per il cross, o che con finte ubriacanti insiste verso il centro area aspettando l’uscita del guardiapali avversario per uccellarlo.
Dopo un’altra stagione ad alti livelli al Vicenza lo aspetta finalmente la massima serie nella rivelazione Lucchese in cui Cattaneo brilla tra compagni di squadra come Valcareggi, Mike, Bepi Moro e Rino Ferrario.
Poi il ritorno a casa in un Como ormai in Serie A, con l’unica squadra del campionato senza stelle straniere in cui furoreggia insieme a Ghiandi con cui compone una delle coppie d’attacco più temute del torneo.
Al termine della poco fortunata stagione 1952-53 scende al Sud in un Catania ambizioso che da outsider prepara a fari spenti l’assalto al massimo campionato, che infine ottiene anche grazie al suo contributo di classe e intuizioni: con Bassetti diventa il principale protagonista dell’attacco rossazzurro, una coppia di fortissime ali degne d’altri palcoscenici che segnano e che contribuiscono creando spazi a far segnare tutta la squadra.

Arrivata la Serie A, con i vecchi compagni di squadra nel Como Ghiandi e Bardelli e con il grandissimo Karl Hansen è il massimo interprete del divertente Catania rivelazione, prima che una assurda e controversa vicenda di corruzione calcistica (che evidenzia l’ingenuità e la stoltezza di qualche dirigente) condanni la squadra ad un’assurda retrocessione fuori dal campo.

Nella città dell’elefante chiude la sua carriera nel 1956 ormai tormentato da frequenti infortuni a soli 32 anni. Il suo score finale parla di ben 154 presenze e 36 reti in massima serie; quello in rossazzurro segna 61 gettoni con il contributo di 13 marcature. Un ottimo ruolino per lui che non è prima punta di ruolo e che è stato certamente tra i principali protagonisti della prima avventura del Catania in A.
Se n’è andato per sempre nel maggio 2017, all’età di 93 anni.
Nella foto di copertina, Renato Cattaneo insieme a dei tifosi prima di un Napoli-Catania (archivio Solarino).