Al momento stai visualizzando Storia di pionieri tra i pali: portieri e portiericchi del Catania

Scattanti, pronti di riflessi, e un po’ matti. Queste sono alcune delle qualità di coloro che si cimentano in una partita di calcio a ricoprire il ruolo di portiere. La narrazione che segue tratta di un calcio del tempo che fu, fatto di uomini e appunto nel nostro caso di portieri e portiericchi, che furono tra i pionieri del calcio dalle nostre parti.

Correva l’autunno del 1929 quando a Catania si decide di fare calcio seriamente, e le risorse umane a disposizione erano alquanto scadenti. La compagine allestita in fretta e furia per partecipare al torneo di Seconda Divisione nazionale (quarto livello del campionato italiano), è composta perlopiù da atleti indigeni, molti dei quali prestati da altri sport. Uno di questi è Calogero Di Maira, disciplina praticata il pugilato, categoria pesi leggeri, ma con un trascorso alquanto cospicuo a  guardia dei pali in squadrette locali nei tornei catanesi, il quale viene scelto a difendere la porta della squadra etnea.

Calogero Di Maira portiere Catania

Nelle prime due gare l’improvvisato portiere becca una valanga di reti: sette a Reggio Calabria e quattro sul terreno casalingo del Dopolavoro Ferroviario contro il Cosenza. Probabilmente colpito nell’orgoglio sfodera una discreta prestazione in quel di Santa Maria Capua Vetere dove la squadra rossazzurra riesce a limitare i danni perdendo per 1-0 contro il Gladiator. La formazione catanese accompagnata dal dirigente Michele Spata, compie un’impresa quasi memorabile. È lo stesso dirigente a inviare un telegramma trionfale al vicepresidente Albanese, inneggiando alla splendida prestazione offerta dai ragazzi rossazzurri. In via Etnea, caroselli di gente che hanno appreso la notizia da un foglio esposto su Palazzo Tribunale, esultano inneggiando alla S.S. Catania. I più accoliti decidono addirittura di recarsi alla stazione ad aspettare i propri beniamini per rendere loro il giusto tributo, ma un improvviso intralcio alla linea ferroviaria nei pressi di Paola dovuto ad un franamento, costringe ad un lungo ritardo la squadra che fa ritorno solo il lunedì in tarda nottata.

Intanto la squadra è affidata ad un allenatore di ruolo il signor Giorgio Armari, che ha incontrato i ragazzi nel capoluogo campano. Il tecnico emiliano che vanta un trascorso tra le file del Modena, pur ruotando a turno tutti gli elementi a disposizione, non trova la quadratura del cerchio. I giovani catanesi non hanno esperienza e vengono travolti sistematicamente dalle più esperte formazioni campane e calabresi.

La “prima ufficiale” del nuovo mister (che in Campania si era appena aggregato alla comitiva rossazzurra), vede gli etnei tramortiti con un secco 3-0 dal Nola. Mele III e Avella (più una sfortunata autorete di Monterosso) fanno capire che la sconfitta di misura a Santa Maria Capua Vetere è stato solo un episodio, e ci sarà quindi ancora molto da soffrire e di conseguenza, tanti palloni da raccogliere ancora in fondo al sacco. Ad Angri non cambia la musica. Il povero Di Maira rimasto contuso in un incidente di gioco contro tre avversari, rimane in campo alquanto menomato e subisce ancora sette reti. Contro la forte Paganese ancora imbattuta, il refrain si ripete: tutti avanti a bombardare il povero Calogero, e anche questa volta nel tentativo di difendere la propria rete dagli assalti avversari subisce un ulteriore infortunio durante uno scontro di gioco con gli attaccanti. Il trauma riportato impedisce al guardapali titolare di scendere in campo contro la Bagnolese, e per l’occasione tra i pali si schiera il difensore Alessandro Monterosso il quale però disputa una pessima partita (4-0 per la squadra campana il risultato finale).

Si va avanti ancora con un susseguirsi di sconfitte abnormi nel punteggio finché, dopo quella catastrofica patita a Reggio Calabria con il roboante 11-0 in favore dei locali, i vertici rossazzurri decidono di cambiare rotta. Sull’asse Torino-Catania bollono trattative importanti e così da Tortona scendono nel capoluogo siciliano l’attaccante Piero Blengino, i terzini Sandrolini e Giacobbe, le ali Verova e Piacentini che si aggiungono al libico Mustafà Doma, arrivato in dicembre.

La squadra cambia pelle e dopo la mancata disputa di Cosenza per impraticabilità del campo dovuta alla pioggia, il match casalingo col Gladiator mette in evidenza ottimi progressi. Sotto la pioggia persistente i catanesi passano in vantaggio col nuovo acquisto Blengino salvo essere ripresi dalla rete di Gorini. Non si perdono d’animo però i ragazzi rossazzurri ed ancora Emanuele Verova riesce a mettere in rete. Tripudio della folla accorsa al vecchio campo del Dopolavoro; gli ombrelli vengono agitati a mo’ di bandiere e i compagni non mollano più il marcatore, sommergendolo di baci e abbracci finché l’arbitro non fa cenno di proseguire. A rompere le uova nel paniere ci pensa tale Manzi che, con un disperato tentativo su tiro di punizione da metà campo dalla linea laterale, pesca il jolly, battendo il portiere rossazzurro a pochi minuti dalla fine, facendo svanire la prima agognata vittoria sul campo (la squadra fino a quel momento ha vinto contro la Puteolana per rinuncia della squadra campana a disputare l’incontro).

La delusione è tanta fra gli astanti, l’ingenuità di Di Maira trafitto nei minuti finali, accentua ancora qualche dubbio sulla necessità di dotare la formazione di un portiere vero, così la dirigenza decide di concedere ancora un rinforzo alla rosa allo scopo di renderla maggiormente competitiva. Sempre da Tortona approda a vestire il rossazzurro il portiere Giuseppe Stella del quale si dice un gran bene. Egli proviene dal “Leoniero” di Tortona, squadra con la quale ha disputato fino a quel momento la Prima Divisione piemontese del campionato ULIC, e dalla quale provengono gli altri innesti Giacobbe e Verova.

La fama che accompagna il nuovo goalkeeper si dissolve subito nella sfida a Nola. Nel clima infernale creato dai tifosi campani, ancora arrabbiati per le vicende che all’andata hanno visto uno dei loro giocatori infortunarsi, il portiere in cattiva giornata, subisce quattro reti e più volte è ripetutamente preso di mira dai tifosi locali che lo prendono a sassate. La compagine rossazzurra comincia l’incontro e lo termina alla stessa maniera, ovvero scortata da due ali di carabinieri che proteggono la comitiva ospite dai più facinorosi supporters nolani.

Torna così in auge Calogero Di Maira, reduce dalla bella partita con le seconde linee, disputata contro le riserve del Palermo FC. Contro l’Angri dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio di due reti, i catanesi riescono a riprendere il risultato con due gol siglati da Blengino e Piacentini. Approda ancora un nuovo portiere per tentare di sistemare il reparto che risente più di tutti della deficitaria esperienza nel ruolo da parte di colui che è titolare. Mario Canarelli si difende assai bene ed è protagonista nelle tre sfide dove la squadra rossazzurra perde contro la forte Paganese con una sola rete subita, vincendo le partite contro Puteolana e Peloro. Due vittorie finalmente e tre soli gol subiti nelle tre sfide convincono l’allenatore Armari, che finalmente può dormire sonni tranquilli.

Mario Canarelli portiere Catania

Il recupero della gara col Cosenza vede impegnato tra i pali ancora Di Maira, giacché la società ritiene di spedire nella cittadina calabra la squadra riserve, tenendo impegnati i titolari nella “Coppa Trinacria” (detta anche “Coppa Arpinati”), competizione per la quale aspirano alla vittoria (la squadra perderà soltanto in finale contro la formazione siracusana del Gargallo, in una partita movimentata dalle scorrettezze del pubblico locale).

A Cosenza si perde e, come spesso in questa stagione, la squadra è vittima delle ire del pubblico, il quale scatena una invasione di campo a seguito di un’azione di gioco che vede protagonista Giovanni Gambadoro, reo di aver scartato l’avversario Cava caduto a terra. Un energumeno entra in campo brandendo un bastone con l’intento di colpire il povero Giovanni, ma è D’Urso a bloccare l’agguerrito sostenitore calabrese. Dopo alcuni minuti di gazzarra si riprende, ma i catanesi fors’anche intimoriti, giocano in tono minore cedendo le armi per 3-0. Quella contro i calabresi è l’ultima apparizione in maglia rossazzurra per il portiere Di Maira.

La stagione 1930-31 il Catania partecipa al campionato di Prima Divisione. A guardia dei pali il buon Mario Canarelli, che tanto ha ben figurato nelle ultime gare della squadra nel campionato precedente. La squadra adesso ha un nuovo campo, sito in piazza Verga, ed è guidata dal tecnico ungherese Antal Mally. Mario parte bene contro il Gladiator nella prima di campionato, ma le due successive trasferte in Campania contro Bagnolese e Savoia evidenziano qualche pecca nel reparto arretrato.

Mario Canarelli portiere Catania

Intanto nel Catania, che ha acquistato un secondo portiere, tale Piero Cavenago, il mister decide di schierare quest’ultimo che subito si presenta al pubblico catanese con una vittoria storica contro la Reggina, avversaria da sempre ostica e che nel torneo trascorso ha strapazzato gli etnei con un complessivo diciotto a zero tra andata e ritorno. Tanto basta a concedere al nuovo portiere la titolarità fra i pali anche contro Siracusa e Salernitana, ma i risultati non arrivano, bensì due sconfitte che orientano l’allenatore magiaro a riproporre contro il Cosenza il vecchio Canarelli. L’arbitraggio casalingo del signor Puglia di Napoli che lascia correre sulle scorrettezze praticate ai giocatori etnei dai rudi cosentini, influisce in maniera decisiva sull’epilogo della partita che vede la formazione etnea sconfitta per 4-1 ed ennesima invasione di campo dei tifosi calabresi che bastonano i malcapitati rossazzurri.

Piero Cavenago portiere Catania

Il dualismo Canarelli-Cavenago si risolve definitivamente appannaggio di quest’ultimo che d’ora in avanti sarà sempre titolare, mentre Canarelli giocherà con la squadra riserve iscritta al campionato inferiore.

In seguito a Catania approderanno portieri molto preparati, su tutti il buon Mario Sernagiotto, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del calcio catanese, le cui gesta ancora annoverate dopo più di ottant’anni hanno del tutto sommerso di una leggera polvere d’oblio le apparizioni di questi colleghi sopra menzionati che diedero il “la” nella tradizione di portieri che hanno difeso i pali nella città dell’elefante.

 

 

Nato in una domenica da trasferta quando Luvanor riuscì a segnare in quel di Pisa, è un collezionista di materiale calcistico in particolar modo rossazzurro. Gregario di “Quelli del '46”, ama raccontare aneddoti curiosi che riguardano la storia del Catania.