Il ventennio in oggetto su questo articolo vede susseguirsi “ere” calcistiche diversissime fra loro: si passa dalla chiusura delle frontiere negli anni ’70 alla riapertura delle medesime passando attraverso due infamanti scandali calcioscommesse. Annate di “magiche” notti mondiali e di rinascita impetuosa dei club italiani nelle Coppe europee. In Coppa Italia via via sono gli anni delle “specialiste” Roma e Sampdoria. E il Catania? Se si eccettuano due-forse tre buone dispute dei gironi eliminatori estivi, non si segnalano picchi di alcun tipo. Quello del girone estivo diviene un limite invalicabile per i rossazzurri che non riescono mai a superarlo. I ricordi di un Catania capace di spingersi ad un soffio dalle semifinali lasciano il posto alla dura realtà di una formula che in alcuni casi finisce per umiliare rose pensate per campionati importanti. Il pensiero va – ovviamente – subito alla tragicomica Coppa Italia ’83/84. Ma non affrettiamo il cammino…
Fine degli anni Sessanta
Eravamo giunti al 1968. Nel 1968-69 il Catania inserito nel Girone 2 con Catanzaro, Palermo e Napoli. Bisogna arrivare primi per accedere direttamente ai quarti ma, dato che i gironi sono nove, la peggiore delle prime classificate viene esclusa. L’8 settembre ’68 si parte al San Paolo contro un grande Napoli che può schierare Zoff, Ottavio Bianchi, Cané, Nielsen, Altafini e Barison. Finisce 5-2 ma che soddisfazione chiudere la prima frazione sull’1-2 grazie ai gol di Cavazzoni (33°) e Volpato (36°) che ribaltavano il vantaggio di Harald Nielsen! Nel secondo tempo un’autorete di Strucchi, Nielsen e poi negli ultimi 16 minuti una doppietta di Josè Altafini griffavano la contesa.
Sette giorni dopo, Catania e Palermo al Cibali impattano 1-1: etnei avanti al primo di gioco con un rigore di Alberto Grossetti cui risponde il rosanero Nova ventisette minuti dopo, sempre dal dischetto. È un buon Palermo che gioca in A, Beppe Furino è già tra i trascinatori. Nella gara conclusiva, ancora al Cibali, è 0-0 tra Catania e Catanzaro. Il Napoli aveva già ipotecato il passaggio, dunque per l’Elefante il bilancio consta di 2 punti e ultimo posto nel gironcino.
La Roma si aggiudica il trofeo in un girone finale a 4 con gare andata/ritorno. È l’anno del secondo scudetto viola, della Fiorentina di De Sisti, Amarildo e Chiarugi. Secondo ex-aequo col Milan arriva il Cagliari. Sono segnali che la geografia del calcio sta cambiando. Cambiano le cose anche a Catania: Marcoccio si fa da parte, Angelo Massimino può ora insediarsi come amministratore unico. Sogno rincorso da almeno dieci anni.
Gli anni Settanta
C’è un particolare curioso del rapporto Catania/Coppa Italia nel decennio dei “pantaloni a zampa”: più volte i rossazzurri si sono trovati di fronte in piena estate il club poi laureatosi campione d’Italia. Capita già nella stagione ’69/70, il girone estivo è ancora il Gruppo 2. Arrivano subito due ko, prima alla Favorita contro il solito Palermo (4-1, Troja, doppio Ferrari e Causio per i rosanero, Bonfanti per il momentaneo 2-1 catanese) e poi a Catanzaro (1-0). Il 7 settembre ’69 allo stadio Amsicora, al Cagliari padrone di casa basta un punto per passare il turno. Gigi Riva e Pierluigi Cera vanno sul 2-0. Poi, nei dieci minuti finali succede un qualcosa di singolare, “catanesco”, parafrasando la terminologia cara a Nick Hornby: un difensore catanese ventunenne, Sergio Reggiani, con una doppietta tra l’80° e il 90° raddrizza la gara per il 2-2 finale. Unico punticino di un girone chiuso di nuovo all’ultimo posto. Ma vuoi mettere la soddisfazione di bucare due volte in dieci minuti la porta di Ricky Albertosi? Futuro vicecampione del mondo e soprattutto autentica leggenda fra i pali avendo subìto appena 11 reti in 30 gare nel campionato dello scudetto cagliaritano? Su questa gara si narra un gustoso aneddoto legato alla figura del futuro Cavaliere Massimino: pare che il neo patròn etneo si aggirasse per gli spogliatoi dello stadio Amsicora con un valigione pieno di contanti. Denaro probabilmente utile a rimpinguare le esangui casse societarie rossazzurre. Fermatosi a conversare con Scopigno e Riva, Massimino avrebbe profetizzato per filo e per segno il destino della squadra sarda: «Siete una buona squadra; quest’anno vincerete lo scudetto». L’aneddoto è stato più volte seccamente smentito dagli interessati.
Dato che il Catania nel frattempo è tornato in A, per la Coppa 1970/71 si attendono buone cose. Un deludente 0-0 a Caserta e poi un rocambolesco 3-3 al Cibali contro la Reggina chiudono la porta del passaggio del turno. Contro i calabresi si gioca il 6 settembre ’70. Vantaggio rossazzurro con Romano Fogli al 13°, poi l’amaranto Merighi nell’ultimo minuto del primo tempo con una fulminea doppietta ribalta e porta i suoi sull’1-2. Tocca a Mimmo Ventura (subentrato al 57° a Cavazzoni) pareggiare in uno dei suoi rari gol rossazzurri. Le emozioni proseguono e a due minuti dalla fine Piero Baisi segna il suo primo gol catanese nella gara inaugurale con la nuova casacca, vanificato al 90° dal pari di Liguori. Il girone è concluso dal 2-0 patito a Napoli, che passa ai quarti a punteggio pieno.
Risulta evidente come in questi anni il Catania sia spesso impelagato in vere e proprie beghe estive in corrispondenza dell’esordio della nuova stagione: i ritiri precampionato diventano occasionali sedi sindacali dove gruppi di calciatori chiedono migliorìe contrattuali minacciando fughe di massa. Trainer vengono chiamati ma non tesserati. Tecnici titolari spariscono dalla circolazione… allenatori delle giovanili sono arruolati per salvare baracca e burattini nell’imminenza dei primi impegni stagionali ufficiali.
Al centro della scena, sempre lui: Angelo Massimino. Che fa e disfa, apparentemente fomenta ma poi pacifica tutto e riparte con slancio e ambizione in vista dei lunghi campionati. Ragion per cui la Coppa Italia diventa un peso che cade fra capo e collo di quelle crisi tardoestive sopracitate. La si disputa ma senza l’ambizione di stupire. Qui e lì si segnalano occasionali episodi che fanno gonfiare il petto in match disputati contro avversari quotati: accade per esempio il 19 settembre ’71, al Cibali per un prestigioso Catania-Milan, 5a e ultima giornata del solito Girone 2 di qualificazione. Rossazzurri ormai aritmeticamente fuori, rossoneri a punteggio pieno. Un grande Milan con Cudicini, Schnellinger, Rivera e Prati. Il Catania di Rado, Biondi, Francesconi e Fogli tiene botta. Passa anzi in vantaggio con Piero Baisi ad inizio ripresa. Solo a undici minuti dalla fine Rivera e compagni trovano la rete dello striminzito pareggio, è un altro “Pierino” del calcio a violare la porta di Rino Rado: “Pierino” Prati. Ancora a molti anni di distanza, lo stesso attaccante rossazzurro nativo di Serramazzoni ricorderà in un’intervista quella segnatura di prestigio. E si, perchè quel Milan allenato da Nereo Rocco alza la Coppa Italia nel ’72 e nel ’73 e sfiora per un solo punto gli scudetti cuciti in quelle due stagioni sulle maglie della Juventus.

Le sfide di Coppa servono anche a provare giovani promesse rossazzurre: il 3 settembre ’72 il Catania strappa un onorevole 1-1 al Menti di Vicenza contro il Lanerossi di Faloppa, Speggiorin e l’ex Alessandro Vitali. In difesa Stefano Lausdei (classe ’52) gioca tutti e 90 i minuti, nel finale di gara entra anche il giovane del vivaio Vittorio Schifilliti, anch’egli classe ’52. Per la cronaca, etnei in vantaggio al 62° con Vito D’Amato e raggiunti all’82° da Speggiorin. La Coppa ’72/73 in particolare registra anche le presenze di Riccardo Caruso (’51), Mimmo Ventura (’49) e Ciccio Colombo (’51) oltre a Gigi Muraro (’51) che difende fra i pali nel disastroso 3-1 subìto a Brescia. Cambia poco nello score finale: Catania ultimo o penultimo nei gironcini di questi anni.
Il trend “linea verde” si ripete per la Coppa 1973/74. Il 29 agosto ’73 i rossazzurri sono di scena alla “Scala del calcio” contro una Inter stellare: Lido Vieri, Facchetti, Burgnich, Mazzola, Boninsegna, Nevio Scala… Non c’è storia: 4-0 nerazzurro con quattro segnature di “Bonimba” Roberto Boninsegna, tre siglate già dopo 39 minuti di gioco. Affidiamo alle parole di Nino Cantone l’emozione di questa sfida:
«Per me già essere in panchina in una partita del genere era un sogno… . Osservavo quello stadio immenso, figuratevi la mia emozione quando mister Valsecchi disse di scaldarmi. Sarei entrato al posto di Guido Biondi. Ma dove avrei dovuto effettuare il riscaldamento? Con mio stupore scoprii che sotto le tribune, a bordo campo, c’erano degli stanzoni immensi adibiti a luogo di riscaldamento. Una roba mai vista. Quando entrai in campo non capii nulla; vedevo attorno a me gli idoli da ragazzino: Mazzola, Facchetti, Burgnich, Boninsegna. Avrei voluto abbracciarli e chiedere ad ognuno un autografo. Li guardavo estasiato ripensando a quando nei Mondiali messicani li vedevo in tv e tifavo per loro. Ora ero lì con loro a giocare. Credetemi: il calcio ti fa vivere cose che nemmeno avresti mai potuto immaginare».

Questa partita rappresenta l’esordio assoluto di Cantone col Catania. C’è gloria anche per il già citato Ciccio Colombo, l’attaccante di Bivona classe ’51 disputa tre delle quattro gare del gironcino estivo ’73/74 e realizza anche la risolutiva rete del vittorioso match casalingo contro il Como del 16 settembre ’73 (1-0).
Il campionato, però, è un’autentica disfatta: ultimo posto in B, retrocessione in C dopo ben 25 anni. Incidenti gravissimi fuori e dentro il Cibali, squalifiche di campo, l’ennesimo ritorno di Massimino al timone di una squadra tutt’altro che decollata durante l’infausta parentesi Coco.
Il regolamento della Coppa Italia non permette ai club di Serie C di prendervi parte. Ragion per cui il Catania ne è escluso per la stagione ’74/75. Un evento epocale dopo tante partecipazioni ininterrotte durate sedici anni. Il club dell’Etna deve fare i conti con l’edizione minore della Coppa Italia, ovvero quella riservata alle squadre di C. Istituita ufficialmente dalla stagione ’72/73 e denominata inizialmente Coppa Italia semiprofessionisti, diventa poi l’appuntamento estivo degli aficionados rossazzurri a fine anni ’70; allorché una incipiente crisi sportiva relega Massimino e la sua truppa per tre stagioni di fila in terza serie. Di questo si parlerà in un articolo a parte dedicato a questa manifestazione.
Nel frattempo il secondo trofeo nazionale aveva sperimentato piccoli ritocchi: gironcini estivi da 5 squadre e non da 4. La reintroduzione di una finale secca dopo varie eliminatorie con gironi all’italiana. Si disputano finalissime che fanno discutere: quella del 1974 tra Bologna e Palermo finisce ai calci di rigore dopo i supplementari e sono gli emiliani ad alzare la coppa. I rossoblù erano riusciti a pareggiare solo al 90° grazie ad un contestatissimo rigore assegnato dall’arbitro Gonella di Torino e realizzato da Savoldi. L’ira palermitana dura anni per una coppa già vinta e sfumata in modo inatteso. La finale del ’76 laurea campione il Napoli del solito Savoldi. La curiosità risiede nel punteggio con cui il Verona di Valcareggi soccombe: 4-0, e tutti e quattro i gol arrivano tra il 76° e l’86° (Savoldi ne segna due). Nel 1977 l’atto conclusivo è un derby Milan-Inter giocato il 3 luglio a Milano e non a Roma. Vincono i rossoneri in una gara diretta dal signor Gussoni di Tradate, fischietto chiacchierato per la sua presunta “simpatia” per i club del nord. Infine, nel 1979 un altro psicodramma del Palermo in finale contro la Juventus: si gioca a Napoli, il Palermo passa subito in vantaggio con Chimenti al primo minuto. La Juve agguanta i supplementari solo all’83° con Sergio Brio. E poi a tre minuti dai calci di rigore Franco Causio confeziona un’altra beffa atroce per i rosanero.
Sebbene matricola, il Catania di Egizio Rubino gioca un ottimo girone di Coppa 1975/76. Il Girone 7 è di quelli monstre con Torino, Cagliari e Verona e si apre con lo 0-0 del Sant’Elia contro il Cagliari, il 27 agosto ’75. Catania sperimentale con Colombo in attacco e Dante Mircoli a ridosso delle punte. Questi è un italo-argentino considerato un lusso assoluto per il Catania. Ha alle spalle una finale di Coppa Intercontinentale giocata con l’Independiente di Buenos Aires contro l’Ajax di Cruijff. È un’estate rossazzurra turbolenta tra i tira e molla di Massimino con il Comune e la guerra degli ingaggi fra i calciatori. Tant’è che alla fine il tesseramento di Mircoli salta e quella di Cagliari resterà la sua unica presenza catanese, sostituito al 75° da Cantone. Gioca l’intero secondo tempo anche Gigi Chiavaro. Gigi Riva e Pietro Paolo Virdis non riescono a sfondare.
Si prosegue il 31 agosto contro il Novara sul neutro di Palermo: un rigore di Claudio Ciceri al 90° stende la squadra di Claudio Garella. Poi, il 7 settembre ’75, un’altra impresa: 0-0 al Bentegodi di Verona contro l’ambiziosa squadra del presidente Saverio Garonzi. Tanti giovani in campo, Muraro tra i legni, Chiavaro, Morra, Cantone e Labrocca. Dopo 270′ la difesa rossazzurra è ancora imbattuta. Si giunge il 21 settembre ’75 al turno conclusivo al Cibali, Catania-Torino. Il Verona è primo con 5 punti, rossazzurri e granata secondi a 4 punti. La qualificazione è possibile. Già al 18° Ciceri porta il Catania in vantaggio e al Cibali è delirio. Ma di fronte c’è un Torino che schiera i due Sala, Eraldo Pecci, Pulici, Graziani e l’ex rossazzurro Renato Zaccarelli, cresciuto calcisticamente nelle giovanili catanesi. Gli uomini di Gigi Radice nel giro di 10 minuti tra il 52° e il 62° ribaltano la contesa con Mozzini, Pecci e Paolino Pulici rifinendo al 90° con Santin, 1-4, con tanto di gioiose capriole dei torinisti sul green del Cibali. Nemmeno il Torino passa il turno perché il Verona taglia il traguardo con un punto in più e corre lesto fino alla finale. Per il Toro, invece, sarà settimo scudetto.

Anonima la Coppa ’76/77, un già fragile Catania minato da conflitti interni e problematiche tecniche ottiene gli unici due punticini del Girone 1 vincendo a Novara 0-1 con marcatura di Giampaolo Spagnolo dopo 7 minuti. Il sodalizio catanese, retrocesso in modo inatteso in C con l’incredibile crollo nel finale di stagione, si ritrova con macerie e veleni da smaltire. Per rivedere i rossazzurri giocare una partita di Coppa Italia maggiore trascorreranno quasi 4 anni.

Gli anni Ottanta
Quando il Catania rimette piede in Coppa Italia maggiore, il 20 agosto 1980, il “vecchio” Cibali (ancora senza tribuna coperta, curva sud e curva nord) è letteralmente pieno come un uovo. C’è da sfidare nientemeno che l’Inter di Eugenio Bersellini, fresca-fresca di scudetto. I rossazzurri vestono i panni della matricola che viene dalla C/1. Bordon, Beppe Baresi, Oriali, l’austriaco Herbert Prohaska, Spillo Altobelli, Beccalossi… i nerazzurri sono in formazione-tipo sotto il sole catanese. Maglia rossa per i ragazzi di Lino De Petrillo; la bianca fascia di capitano sull’avambraccio di Barlassina infonde sicurezza. Gioca Gigi Chiavaro in difesa, tanti mediani e Marco Piga di punta. Arbitra Ciulli di Roma. A undici minuti dalla fine entra anche il fresco diciannovenne attaccante rossazzurro scuola Toro Alessandro Bonesso per provare il pazzo colpaccio. Lo 0-0 finale è un balsamo impensabile per la tifoseria etnea. Resta questo l’unico punticino del Girone 2, raggruppamento invero difficile: si perde a Milano sponda rossonera con un’autorete di Chiavaro. Poi al Partenio contro l’Avellino dell’altro Piga (Mario), stavolta il passivo è pesante: 4-1, con le reti di Di Somma, Gil De Ponti, Valente e Juary. Per i catanesi solo un’autorete dello stesso Di Somma. In terra irpina Nunzio Papale sostituisce Sorrentino ad inizio ripresa. Il secondo portiere gioca anche il derby contro il Palermo che chiude il girone al Cibali il 7 settembre ’80, ad una settimana dal via della Serie B. Malgrado qualche riserva di troppo in campo, il Catania (in maglia bianca) mette sotto il Palermo rimontando lo 0-1 di Calloni (17°). Pareggia Casale al 28°, poi Marco Piga al 63° ribalta per il 2-1. Un’autorete di Eliseo Croci e un gol di Conte nel finale fanno impazzire di gioia i tanti tifosi rosanero al seguito, finisce 2-3. Nel gironcino passa l’Avellino. La Roma di Nils Liedholm bissa la vittoria della stagione precedente, ancora contro il Torino e ancora nella lotteria dei rigori.

Sono anni di grandi cambiamenti a livello calcistico: dopo l’orrore per il primo scandalo calcioscommesse (1980) che ha portato in B Milan e Lazio e squalificato fior di giocatori come Paolo Rossi e Bruno Giordano, la FIGC riapre le frontiere agli stranieri. E non solo: dalla stagione 1981/82 è consentito a ciascun club calcistico di esporre sulla maglietta uno sponsor commerciale. Ormai in Italia costa più il canone RAI per chi possegga solo una tv in bianco e nero piuttosto di chi ce l’ha a colori. La tv a colori (concessa ufficialmente dal settembre 1978 dopo un grottesco dibattito parlamentare) fa da volano per il fiorire dell’emittenza locale. A Catania prima Teletna dei fratelli Recca e poi la neonata Antenna Sicilia (inaugurata da Pippo Baudo in persona nel 1979 con un brindisi in diretta tv che fa il giro della città) si tuffano sul calcio seguendo le gesta di Sorrentino, Morra, Mosti e compagni. Franco Zuccalà e Luigi Ronsisvalle diventano famosi tanto quanto i beniamini di cui narrano gioie e dolori del campo. L’attore Vito Meli dà vita al personaggio di Agatino Provvidenza, “tifoso di sostanza”, simpatica e fortunatissima caricatura del tifoso rossazzurro medio, tanto strafalcionesco quanto dotato di buoncuore (irresistibili i duetti con Pippo Baudo che fomenta e asseconda il carattere fumantino del personaggio con indimenticabili battute a raffica durante i Festival della canzone siciliana).
La Coppa ’81/82 però va male: il raggruppamento “2” (ma il Catania gioca sempre il girone “2”!?) è abbordabile, senza “big” di grido. Si perde a Cesena all’esordio, poi il 26 agosto ’81 al Cibali il Catanzaro allenato da Bruno Pace fa razzia dell’Elefante: 0-4. Una doppietta dello scatenato Edy Bivi fra il 22° e il 38° chiude il match. Arrotondano Sabato (76°) e Carletto Borghi (78°), ex velenosissimo e in fase ascensionale di carriera. È un Catanzaro imbottito di “futuri” rossazzurri: Claudio Ranieri (capitano dei giallorossi) e Tato Sabadini in difesa, Borghi (che tornerà a Catania anni dopo) in attacco e Bruno Pace in panchina (ai piedi dell’Etna nel finale di decennio e morto un paio d’anni fa). La squadra calabrese trascinata da Massimo Mauro toccherà in Serie A uno storico 7° posto.
Il successo interno sulla Pistoiese il 30 agosto (2-1: Barlassina rigore al 59°, Morra al 62° e Rognoni per i toscani al 73°) non cambia le sorti del girone che laurea il Catanzaro ai quarti di finale. C’è tempo per l’ennesimo derby di Coppa contro il Palermo alla Favorita, il 6 settembre ’81: 1-0 rosanero, marcatore Rosolo Vailati al 73°. Questo, a posteriori, risulterà l’ultimo derby assoluto di Coppa Italia maggiore tra i due principali club dell’isola. Ultimo posto nel gironcino con soli due punti. La squadra della temporanea accoppiata di tecnici Giorgio Michelotti-Guido Mazzetti schiera perlopiù l’undici-tipo con il duo d’attacco nuovo di zecca Cantarutti-Crialesi; giocano tre portieri diversi: Sorrentino a Cesena, Antonio Dal Poggetto contro Pistoiese e Catanzaro e il giovane portierino Roberto Festa (appena ventenne) che gioca a Palermo e il secondo tempo a Cesena. C’è gloria anche per Rosario Picone, titolare alla Favorita.
L’edizione ’82/83 segna il varo di una formula che prevede il ritorno delle squadre di serie C/1: i gironi estivi sono 8 ma con 6 squadre ciascuno. Le prime due classificate accedono agli ottavi di finale. Il Catania di Di Marzio è inserito nel proibitivo Gruppo 6, con Juve, Milan e Genoa. Catania-Juventus apre le danze in un assolato 18 agosto ’82, la nuova curva sud del Cibali entra in servizio quel giorno.

Come diranno mesi dopo molti tifosi rossazzurri, “già dalla partita con la Juve si sentiva nell’aria l’odore della promozione in A”. A leggere la distinta di gara della Juve quel pomeriggio sarebbe venuto il gelo al sangue: Zoff, Cabrini e Scirea campioni del mondo; Boniek terzo classificato al mondiale con la Polonia; Platini quarto classificato con la Francia; Roberto Bettega in attacco e Furino in mediana. Quasi il meglio del calcio mondiale concentrato in pochi metri di campo. Appena l’arbitro Redini di Pisa dà il via alla gara, il Catania passa in vantaggio: Mastalli da destra lancia per Crialesi fermato da Osti, punizione. È quasi un corner corto battuto da Marcello Gamberini sul secondo palo, velo di Cantarutti e incornata indisturbata di Giorgio Mastropasqua sotto la tribuna C, Catania 1 Juve 0. La Juventus di Trapattoni è costretta a fare la gara e reagisce guidata in mediana dal palermitano Beppe Furino. Sugli sviluppi di una punizione Sorrentino devìa sulla traversa un tiro di Bettega. Platini sfiora l’1-1 con una punizione rasoterra. Secondo tempo: è Furino a propiziare l’inevitabile pareggio crossando in area per Bettega che di testa coglie ancora la traversa, sulla ribattuta un sornione Marocchino di destro brucia Chinellato e trova l’1-1. Di Marzio mette in campo prima Damiano Morra e poi Ciampoli e Vincenzo Marino. Ma sono i bianconeri a sfiorare ancora la marcatura con Boniek, rasoterra fuori di poco, e Platini servito da Bonini.

Quattro giorni dopo, ancora al Cibali, cade il Genoa di Gigi Simoni con un gol di Crialesi all’85°, 1-0. I rossazzurri sono già una macchina perfettamente rodata e lo dimostrano sul neutro di Piacenza contro il Milan: un rigore di Mastalli porta il Catania sullo 0-1. Pareggia Jo Jordan e poi Aldo Serena azzecca il 2-1 rossonero. Si perde, poco male perché l’1 settembre al Cibali l’insidioso Padova mette paura a Mosti e compagni segnando con Pezzato al’11°. Nella ripresa la rimonta firmata Cantarutti-Crialesi riporta al successo gli etnei che restano in corsa per il secondo posto. Ci si gioca tutto a Pescara ma bisogna tenere le orecchie agli altri due campi. Non va bene: al vantaggio abruzzese di Massi, risponde Vincenzo Marino al 62°, dopo pochi istanti dal suo ingresso in campo al posto di Chinellato. Terzo posto con 6 punti, solo due di ritardo sulla Juve prima e uno dal Milan secondo. Saranno proprio i bianconeri ad alzare la coppa. Ma il Catania ha il petto gonfio e parte sparato anche in campionato.
Il resto delle coppe anni ’80, lo diciamo subito, è un vero strazio. Emblematica la partecipazione all’edizione ’83/84. Il Girone 7 è quasi facile: Verona, Cagliari, Campobasso, Reggiana e Carrarrese. Ma va tutto storto sin dal primo pallone giocato all’esordio stagionale il 21 agosto ’83 al Cibali contro la Reggiana. Giocano i neo acquisti Sabadini, Pedrinho, Luvanor e Bilardi. I due brasiliani non lasciano tracce. Solo un 1-1 per il Catania neopromosso in A contro una squadra di C/1, al gol-lampo di Mastalli risponde il granata Gadda su rigore.
Appena tre giorni dopo ecco la prima batosta a Carrara: 2-0 a favore dei giallazzurri toscani che non credono ai loro occhi per la pochezza rossazzurra. Poi al Bentegodi contro il Verona di Bagnoli prima Fontolan (39°) e poi Iorio (80°) fanno sentire i tacchetti della massima serie. Addio qualificazione, anche se si chiude con dignità battendo il modesto Cagliari al Cibali (1-0, Cantarutti al 70°) e pareggiando in casa del forte Campobasso (1-1, Ciro Bilardi realizza il suo primo gol catanese al 67° rispondendo al vantaggio del molisano Maragliulo su rigore al 63°).
Un incubo il girone estivo 1984/85: Cibali squalificato, si giocano tre trasferte di fila. Tutte sconfitte, prima a Campobasso (2-0), di seguito ad Ascoli contro Aldo Cantarutti passato ai marchigiani (1-0) e poi a Benevento (1-0). Il trainer Renna schiera una squadra con molte riserve: Onorati fra i pali, Picone, Vito Iuculano, Pietro Garaffa, Roberto Di Stefano e Giuseppe Gullotta. Gli ultimi due incontri si disputano sul neutro di Siracusa, il Verona futuro campione d’Italia vince 2-3 (Galderisi, Di Gennaro e Tricella per i gialloblù, Ermini e Luvanor per i rossazzurri) e finalmente il coriaceo Casarano è battuto a tre minuti dallo scadere da Pedrinho (1-0), vittoria che interrompe un digiuno da due punti pieni durato quasi undici mesi!
Il trend negativo si replica la stagione successiva, ’85/86: il tecnico Rambone regala minuti ai giovani Maurizio Lubbia, Gullotta, Garaffa, Picone, ecc. Maturano due pareggi in casa contro la Samp di Vialli e Mancini (0-0 il 25 agosto ’85 ) e contro l’Atalanta (1-1 il 28 agosto ’85, una sfortunata autorete di Picci all’84° vanifica il vantaggio su rigore di Pedrinho). Il resto sono sconfitte: a Roma con la Lazio e poi con Monopoli e Taranto (2-1 in entrambi i casi contro due club di C/1).
Stagione ’86/87: nuova infornata di “giovani rossazzurri” che Gennaro Rambone sperimenta in Coppa. All’esordio stagionale a Catanzaro si pareggia 1-1 contro una squadra di Serie C ma molto ambiziosa. Al Ceravolo gioca Carlo Breve titolare; dalla panchina entrano Rocco Frazzetto e Claudio Galletta, tutti classe ’67. Si strappa un pari d’autorità, 1-1, con Roberto Mandressi che al 70° rimedia all’autorete di Polenta.
Passano pochi giorni e il 27 agosto ’86 il Cibali offre il tutto esaurito con un incasso record. C’è Catania-Inter e sulle tribune sventola qualche vessillo nerazzurro di troppo; la cosa disturba taluni brutti ceffi che nella confusione tentano di strappare con violenza i vessilli interisti ai pacifici tifosi che lungi dall’esser milanesi sono in verità tutti siciliani. Sono segnali di uno scollamento tra città e società rossazzurra: si riempie lo stadio solo se c’è una delle “strisciate” capitata per caso grazie alla finestrella del gironcino estivo. Il presidente nerazzurro Ernesto Pellegrini è spiazzato dalla folla e dall’incasso in piena estate: «Giocherei sempre a Catania…» dichiara a fine gara. I tifosi rossazzurri non comprendono la scelta “verde” di Rambone in un match dove Trapattoni mette in campo l’undici-tipo coi vari Zenga, Bergomi, Mandorlini, Ferri, Passarella, Tardelli, Altobelli… L’Elefante oppone Galletta e Frazzetto titolari, dalla panchina subentrano Salvo D’Agostino, Fabrizio Cipriani (entrambi classe ’68) e Carlo Breve. Una bella rete di Carlo Borghi al 40° mitiga l’1-4 finale (per l’Inter Passarella, Piraccini, Rummenigge e Altobelli). Il disastro continua a Bologna (4-0, tutto nei primi 40 minuti) dove esordisce anche Salvatore Cuscunà, classe ’70, ragazzino delle giovanili di appena 16 anni! Dopo l’1-2 interno contro l’Udinese, ci si congeda, ancora al Cibali, contro la derelitta Cavese (2-0, Mandressi-Braglia), pesantemente toccata dal secondo scandalo calcioscommesse, quello del 1986. Parte così l’ennesimo torneo di serie B e Rambone gioca immediatamente un brutto tiro al Bologna sconfiggendolo a domicilio con una rete di Mandressi, pochi giorni dopo aver subìto nello stesso stadio il poker di Coppa! Ciò non impedisce il mesto ritorno in C a fine stagione.
La partecipazione alla Coppa Italia ’87/88 è anche l’ultima del secolo: passeranno infatti ben 14 anni prima di rivedere la squadra rossazzurra in questa manifestazione. C’è una novità regolamentare: chi vince al 90° guadagna tre punti. In caso di parità, si va direttamente ai rigori assegnando solo due punti per chi vince e uno a chi perde.Il Catania di Osvaldo Jaconi si presenta alla manifestazione senza niente da perdere. Tanti giovani volti nuovi: Mirko Mattei, Roberto Carannante, Massimiliano Maddaloni, Nicola Paermo, quest’ultimo nuovo talento purissimo delle giovanili etnee. Il 23 agosto ’87 al Cibali si sfida l’Ascoli di Ilario Castagner. Al 14° Maddaloni porta in vantaggio i rossazzurri che sembrano correre e divertirsi al cospetto del blasonato avversario di due categorie superiore. I marchigiani schierano in campo, col suggestivo numero 10, Hugo Hernan Maradona III, fratello minore del più famoso Diego. Ci si aspettano sfracelli ma Maradonino dura appena un tempo, divorato dall’effetto Cibali e quindi ingloriosamente sostituito. Solo al 56° Flavio Destro agguanta l’1-1. Si va ai rigori: vanno tutti a segno eccetto proprio Maddaloni. All’Ascoli dunque i due punti.
Tre giorni dopo si vola a San Siro contro l’Inter di Vincenzo Scifo. Si va al riposo sul clamoroso 0-1: un rigore di Nicola Garzieri al 43° fa scendere la lacrimuccia a Niki Pandolfini che cura la radiocronaca da Milano. Il secondo tempo è un’irrimediabile sinfonia interista, 4-1 con tripletta di Altobelli e rete di Passarella. Il Catania piace; anche a Reggio Emilia dove si perde 3-1 ma Nicola Palermo è il migliore in campo realizzando dopo 8 minuti il temporaneo pareggio rossazzurro. Il 2 settembre ’87, 4a giornata del Girone 3, il Taranto è sconfitto al Cibali 1-0 grazie alla marcatura del biondissimo Pierluigi Pierozzi (altro volto nuovo) al 29°. Di prestigio la vittoria finale al Rigamonti contro il Brescia di Claudio Branco e Beccalossi: 0-1 con zampata di Mandressi al 48°. Tutte vittorie da 3 punti, che valgono un platonico terzo posto con 7 punti, ad appena due lunghezze dal passaggio del turno. Il Catania saluta e se ne va, immergendosi in un buio abisso durato 14 anni filati.

Riepilogo delle partite del periodo trattato:
1968/69:
Napoli-Catania 5-2
Catania-Palermo 1-1
Catania-Catanzaro 0-0
1969/70:
Palermo-Catania 4-1
Catanzaro-Catania 1-0
Cagliari-Catania 2-2
1970/71:
Casertana-Catania 0-0
Catania-Reggina 3-3
Napoli-Catania 2-0
1971/72:
Mantova-Catania 2-0
Catania-Monza 2-0
Novara-Catania 2-0
Catania-Milan 1-1
1972/73:
Catania-Reggiana 0-1
Brescia-Catania 3-1
Vicenza-Catania 1-1
Catania-Torino 0-1
1973/74:
Inter-Catania 4-0
Parma-Catania 1-0
Catania-Como 1-0
Catania-Sampdoria 1-1
1974/75:
Catania non presente
1975/76:
Cagliari-Catania 0-0
Catania-Novara 1-0 (a Palermo)
Verona-Catania 0-0
Catania-Torino 1-4
1976/77:
Milan-Catania 2-0
Novara-Catania 0-1
Catania-Lazio 1-3
Catania-Atalanta 0-1
1977/78:
Catania non presente
1978/79:
Catania non presente
1979/80:
Catania non presente
1980/81:
Catania-Inter 0-0
Milan-Catania 1-0
Avellino-Catania 4-1
Catania-Palermo 2-3
1981/82:
Cesena-Catania 1-0
Catania-Catanzaro 0-4
Catania-Pistoiese 2-1
Palermo-Catania 1-0
1982/83:
Catania-Juventus 1-1
Catania-Genoa 1-0
Milan-Catania 2-1
Catania-Padova 2-1
Pescara-Catania 1-1
1983/84:
Catania-Reggiana 1-1
Carrarese-Catania 2-0
Verona-Catania 2-0
Catania-Cagliari 1-0
Campobasso-Catania 1-1
1984/85:
Campobasso-Catania 2-0
Ascoli-Catania 1-0
Benevento-Catania 1-0
Catania-Verona 2-3 (a Siracusa)
Catania-Casarano 1-0 (a Siracusa)
1985/86:
Lazio-Catania 1-0
Catania-Sampdoria 0-0
Catania-Atalanta 1-1
Monopoli-Catania 2-1
Taranto-Catania 2-1
1986/87:
Catanzaro-Catania 1-1
Catania-Inter 1-4
Bologna-Catania 4-0
Catania-Udinese 1-2
Catania-Cavese 2-0
1987/88:
Catania-Ascoli 1-1 (4-6 dr)
Inter-Catania 4-1
Reggiana-Catania 3-1
Catania-Taranto 1-0
Brescia-Catania 0-1
Vai alla prima puntata
Vai alla seconda puntata