Quando giunge a Catania, nel settembre 1963, Giampaolo Lampredi ha 23 anni, ha un paio di stagioni tra i professionisti con il Padova alle spalle e tanta voglia di farsi notare. I suoi allenatori lo mettono a giocare in difesa e lui riesce a contenere le ali avversarie, ma la vocazione è spingere in avanti. È un terzino moderno, fluidificante. Mister Di Bella lo vuole alle falde dell’Etna per dar nuova vena a un reparto troppo leggero. Per tre anni, Lampredi prende possesso della maglia numero 2, ottenendo due ottavi posti e poi la retrocessione in Serie B.

«Ho bellissimi ricordi di Catania! Tutti gli anni vengo in Sicilia – dice in una diretta tv di dieci anni or sono –, passo una quindicina di giorni con il mare, il cibo e il sole. Quella squadra aveva l’immenso Carmelo Di Bella come allenatore. Lui mi multò di 30 mila lire perché giocavo laterale destro, ma mi piaceva attaccare perché ero nato come ala. Il ricordo di Beppe Vavassori mi tocca il cuore: è stato il più grande, aveva lo spirito della squadra, era integrato in Sicilia e si sentiva siciliano! Erano grandi anche Biagini, Calvanese, Cinesinho, Bicchierai, Magi, Danova, Facchin, Rambaldelli».
In carriera, da pro, segna una sola rete in campionato. E che rete!
«L’importante è segnare, non è importante chi li fa – prosegue –. Ma mi ricordo quel gol come se fosse ieri. Era il 1964, 16ª giornata di campionato contro la Juve. È una giornata piovosa. Gli diamo un 2-0, fatto bene! Il primo gol lo fa Miranda, con una botta da 35 metri che ha divelto il palo di ferro interno che sosteneva la rete. Poi la palla torna da sola indietro a centrocampo e rimaniamo tutti esterrefatti! La Juve pressa a tutto campo e attacca da tutte le parti. Verso il 64’, Biagini intercetta una palla dentro l’area, mi invita a un passaggio laterale, mi infilo nel corridoio e faccio fuori tutti quelli che mi vengono davanti. Chiudo a ridosso della bandierina, con una finta all’interno passo all’esterno, un’altra finta e supero Salvadore, mi trovo Mattrel davanti e gli infilo una botta tra palo e gamba! Non so nemmeno io come ho fatto!».

Dopo le esperienze a Reggio Emilia e Cesena, tornerà a Padova, dove allenerà alcune squadre minori. Lampredi ci ha lasciati domenica 3 maggio. In totale, in rossazzurro ha messo assieme 82 presenze (di cui 75 in campionato) e due reti (l’altra in un Potenza-Catania 0-4 di Coppa Italia) ed è un altro pezzo del Grande Catania anni ’60 che se ne va.
Nella foto di copertina, la rete alla Juventus del 5 gennaio 1964 (immagine tratta da Tutto il Catania minuto per minuto).