Se le prime due storiche partecipazioni rossazzurre alla Coppa Italia maggiore (‘35/36 e ’36/37) sono ancora oggi ricordate con una certa enfasi, non si può dire altrettanto del trentennio successivo che vede tra l’altro la forzata fine del Catania 1929 e la nascita dell’attuale sodalizio etneo.
Premessa
Profondi cambiamenti segnano il mondo pedatorio a tinte rosse e azzurre: nel novembre 1937 viene inaugurato lo stadio Cibali e prima della tragica interruzione bellica del ’43 c’è tempo per un nuovo fugace salto in Serie B.
Dopo la “rifondazione” del ’46 si assiste ad una rapida crescita calcistica che porta in dote due promozioni nella massima serie e un lungo periodo aureo negli anni ’60 fino al ritorno a dimensioni più ridotte in cadetteria.
Il torneo 1967/68 segna la fine di una concezione della Coppa Italia basata su turni eliminatori spesso a gara unica. Dalla stagione successiva viene introdotto un meccanismo che diventerà proverbiale: i gironcini estivi all’italiana senza esclusione di club esentati. Per almeno un ventennio quella formula renderà inutili le noiose amichevoli precampionato costituendo un buon banco di prova per piccoli e grandi clubs all’alba di una nuova stagione. Ma di questo si parlerà nei prossimi articoli.
1937/43: anni incerti prima dell’interruzione bellica
Torniamo indietro al 1937, col Catania costretto a ripartire dalla Serie C. Il 31 ottobre ’37, secondo turno di Coppa Italia, il club del Mongibello gioca sul neutro di Siracusa contro il Potenza (Cibali ormai quasi pronto) e vince 3-1 con le marcature dei giovanissimi Mario Lentini e Giuseppe Rizzo. Enzo Bellini triplica al 50° e il lucano Frattini accorcia a nove minuti dalla fine. L’avventura finisce il turno seguente, appena quattro giorni dopo, il 4 novembre ’37: è il Palermo (che milita in B) a “legnare” i cugini con un disarmante 4-1 in terra siculo-occidentale. L’unica marcatura etnea porta la firma del prolifico Gaetano Pinto ormai al 70°, con i rosanero avanti 3-0. Per la cronaca, fu la Juventus a portare a casa il trofeo in una epica doppia finale contro il Torino giocata all’ombra della Mole.
L’anonimato rossazzurro nella seconda manifestazione nazionale diventa abituale: all’inizio della stagione successiva, il 4 settembre ’38 Catania-Palmese produce lo 0-2 a tavolino in favore degli ospiti a causa della rinuncia etnea. I ragazzi di Giovanni Degni sono dunque subito fuori al primissimo turno. Sarà comunque una stagione felice culminata con il ritorno in cadetteria nel gironcino finale con Molinella, Mater Roma e Macerata.

La stagione seguente (1939/40) si parte dal terzo turno eliminatorio il 12 novembre al Cibali proprio contro la Mater Roma, un facile 5-2 con la tripletta di Alcide Ivan Violi, bomber di scuola Bologna, e le marcature di Bellini e Mancini.
Quando si fa sul serio ai sedicesimi, gli uomini nel frattempo affidati a György Orth svaniscono a Bari (2-0) sotto i colpi dell’ariete Dugini, il giorno di Natale ’39. Prologo di un’annata catastrofica chiusa con un ultimo posto in Serie B. Gli eventi precipitano, l’Italia entra sciaguratamente in guerra.
La Coppa edizione ’40/41 comincia in modo singolare: l’Elefante sbrana il parigrado Siracusa per 3-0. Una pratica sbrigata nei primi tre minuti di gara con le segnature di Bruno Oliviero e Antonio Peternel. Il tris lo firma a tre dal termine Carmelo Di Bella, futuro allenatore rossazzurro. Qualcosa però non va: il tesseramento di Oliviero non risulta valido. La giustizia sportiva commuta il 3-0 in 0-2 per gli aretusei e il calciatore, proveniente dalla Marzotto Valdagno, viene svincolato dalla società rossazzurra. Il Siracusa riuscirà poi a vincere il girone di Serie C mentre per un deluso Catania è solo quinto posto. Curiosità: ad aggiudicarsi la Coppa Italia ’40/41 è il Venezia in una doppia finale a dir poco romanzesca contro la Roma: all’ombra dei 7 colli è 3-3 coi lagunari che rimontano il devastante 3-0 siglato in soli 19 minuti da Amedeo Amadei. Non succede nulla nei supplementari e quindi la gara viene ripetuta a Venezia il 15 giugno ’41. Stavolta una zampata di Ezio Loik al 72° iscrive i neroverdi nell’albo d’oro del cosiddetto “portaombrelli”. Gli eventi bellici sono ormai preponderanti.
Le edizioni ’41/42 e ’42/43 vengono riservate a soli club di A e B. Il 30 maggio 1943, stadio Arena Civica di Milano, il Grande Torino stravince la Coppa con un secco 4-0 rifilato al solito Venezia. Quel Torino è la prima squadra italiana a vincere scudetto e Coppa nella stessa stagione.
Il nuovo Catania postbellico e la rinata Coppa Italia
La Coppa Italia viene sospesa addirittura per 15 anni: tra le motivazioni, oltre a quelle ovvie belliche e post-belliche, anche lo scarso appeal riscontrato fra tifosi e appassionati. Il trofeo ritorna tra il 1958 e il 1959 con una inedita “doppia edizione”: nell’estate ’58 la Lazio si aggiudica la finale contro la Fiorentina (il 24 settembre) dopo una serie di eliminatorie sperimentali partite con 8 gironi da 4 squadre, tutte disputate in pochi mesi estivi. Il Catania non è presente.
Nel frattempo, però, era già partita l’edizione ’58/59… Il 7 settembre ’58 i rossoazzurri sono di scena a Catanzaro per il secondo turno. Vincono i giallorossi di casa per 1-0 e il gol-qualificazione al 78° porta l’illustre firma di un certo Gennaro Rambone! Questa edizione ’58/59 registra il successo della Juventus di Charles e Sivori (il 10 giugno ’59 i bianconeri umiliano l’Inter a Milano).
Il Catania trova disco rosso all’esordio anche la stagione successiva, ’59/60. È fatale un derby giocato alla Favorita contro il Palermo, il 6 settembre ’59. La gara inizia in ritardo e si trascina sullo 0-0. Invano la società del nuovo corso Marcoccio chiede l’annullamento del match a causa della sopraggiunta semioscurità. Anzi: l’arbitro De Robbio di Torre Annunziata fa proseguire fino ai supplementari, risolti da un gol del rosanero Perli al primo minuto del secondo tempo supplementare. Scoppia una rissa, il Catania lascia il campo e scatta l’inevitabile 2-0 a tavolino per il Palermo. Poco male: la Coppa diventa un inutile fastidio per un club in grande ascesa calcistica nell’edenico palcoscenico della Serie A degli Anni ’60.
Gli anni d’oro della Serie A
Stagione ’60/61: secondo turno, il Messina fa festa al Cibali passando 1-2 (Alicata e Landoni per i peloritani con il momentaneo 1-1 di Castellazzi). Un successo di prestigio per i cugini dello Stretto che nel frattempo attendono ancora la loro prima promozione in massima serie. Su Sebastiano Alicata è d’obbligo una piccola postilla data la recente scomparsa: attaccante nato a Carlentini nel 1938, ha militato in diverse società isolane, tra cui le tre principali (Catania, Palermo e Messina; visse le sue migliori stagioni in giallorosso). Fugace la sua esperienza alle falde dell’Etna nella sola stagione ’62/63. Si è spento a Stoccolma, dove viveva da anni con la moglie svedese, il 13 aprile 2020.
Stagione ’61/62: immediato riscatto sui peloritani al 2° turno il 15 ottobre ’61, ancora al Cibali, al minuto 87 il gelese Orazio Ferrigno insacca la marcatura del definitivo 1-0. Ferrigno era un prodotto del vivaio della Massiminiana e nel campionato di A ebbe uno score pazzesco: 10 presenze e 5 reti. Tornando alla Coppa, il Catania si ferma agli ottavi a Catanzaro il 25 aprile ’62: pari ad occhiali al 90°. Si va ai supplementari e la rete di Susan all’ottavo del primo tempino spedisce i calabresi ai quarti. Alla fine è il Napoli per la prima volta nella sua storia ad assicurarsi la “coccarda” nella finale unica contro la Spal a Roma. Curiosità: si disputa perfino una finalina per il terzo posto che consente al Mantova di cucirsi idealmente il platonico traguardo a discapito della blasonata Juventus.
Stagione ’62/63: ormai la manifestazione da anni è riservata ai soli club di A e B. Viene introdotta una diabolica novità per il solo primo turno: in caso di parità al 120° la qualificata viene decisa da un sorteggio. L’assoluta negazione dello sport. È probabile che la regola fosse stata pensata con l’intento di “spaventare” i club inducendoli a non lesinare energie sul campo e non fare calcoli strategici. Ne “beneficiano” in due: il Torino che impatta a Trieste 1-1 e la Lucchese che al Porta Elisa fa lo stesso punteggio contro il Mantova. Passano il turno grazie al volteggio benigno di una “piotta” da 100 lire!
E il Catania? È di scena a Cosenza il 9 settembre. Malgrado il fulmineo 1-0 locale di Lenzi, nel giro di appena 15′ i frombolieri etnei siedono i lupi. Parte Szymaniak al 15°, poi una doppietta di Gigi Milan tra il 20° e il 30° sembra mettere in ghiaccio la qualificazione. Non è così: in 4 giri di lancette, tra il 3° e il 7° del secondo tempo i silani con Bacci e ancora Lenzi rimettono in parità il match. Tre a tre! Si va ai supplementari. E già al 94° Memo Prenna (subentrato a Calvanese) mette in chiaro la destinazione della qualificazione per un pazzo 3-4 finale.
La squadra di Di Bella passa agli ottavi dove trova una grande Atalanta a Bergamo. Una doppietta di Christensen, mitigata a 10′ dal termine dal 2-1 finale di Ferruccio Caceffo chiude il giro di giostra in Coppa. Saranno proprio i bergamaschi ad alzare il trofeo in finale contro il Torino, 3-1 grazie ad un poderoso tris di Angelo Domenghini.

Stagione ’63/64: proseguono le “prime volte” in merito ai successi finali. La Roma alza il suo primo portaombrelli addirittura l’uno novembre ’64 a causa di ritardi di calendario dovuti a impegni internazionali dei clubs. Una prima finale a Roma tra la “Lupa” e il Torino termina 0-0 dopo i supplementari. Gara dunque “ripetuta” ma a Torino il giorno d’Ognissanti. Stavolta il giallorosso Nicolè beffa i granata a cinque giri di lancette dall’incubo supplementari. Il Catania fa una toccata e fuga contro il Foggia Indecit al primo turno. In terra dàuna i rossoneri devono comunque sudare perché il giovane etneo Benito Filippazzo (vivaio akragantino) porta i suoi sull’ 1-1 e occorre una rete del “golden boy” Cosimo Nocera per lanciare la squadra cara a Padre Pio ai quarti di finale contro la Roma.
Stagione ’64/65: parte da Potenza e dal primo turno di Coppa Italia la stagione consecutiva numero 5 in A. In terra lucana un eloquente 0-4 griffato Gian Paolo Lampredi, doppio Giancarlo Danova e Calvanese dà la stura ad un avvio di campionato condito da emozioni forti. Si va al secondo turno e il 6 gennaio ’65, nel “solito” derby di Coppa alla Favorita di Palermo, una segnatura del rosanero Fogar piega un Catania con molti rincalzi classe ’44 in campo (Criscuolo, Bechelli, Codognato, Rossetti e Samperi). L’1-0 finale promuove il team delle aquile, che milita però in Serie B.
Stagione ’65/66: proprio quando il cammino luminoso in Serie A diventa uno zoppicante passo verso la retrocessione, il sodalizio marcocciano mette qualcosa in più nella seconda manifestazione nazionale. Si parte dal primissimo turno il 29 agosto a Reggio Calabria: 0-1, il derby siculo-calabro è risolto da un blitz fulmineo dell’attaccante rossazzurro Giovanni Fanello al 79°. E dire che la “giacchetta nera” designata era una vecchia conoscenza peraltro poco gradita: quel signor De Robbio di Torre Annunziata (quello del derby “al buio” di Palermo di sei anni prima…). Il 4 novembre c’è da sfidare al Cibali un forte Brescia che veleggia a metà classifica in A. Le rondinelle chiudono sull’1-2 la prima frazione coi gol di Frisoni e Bruells, inframezzati dal temporaneo pari di Giancarlo Cella. Nel secondo tempo “bomber” Carlo Facchin si scatena tra il 52° e il 73° per un esaltante 3-2 finale e passaggio al terzo turno dove si sfida la Fiorentina di Kurt Hamrin, Albertosi e De Sisti. Il giorno dell’Immacolata ’65 un onorevole 1-0 in terra gigliata (segna il viola Morrone) sbatte fuori i siciliani dal torneo. Poi puntualmente vinto dalla corazzata viola in una tesissima finale protrattasi fino ai supplementari contro la sorpresa Catanzaro.
A congedo di questi irripetibili “anni eroici” va aggiunto che spesso il Catania è sceso in campo anche in alcuni trofei internazionali ottenendo risultati ondivaghi ma comunque onorevoli. Se ne parlerà in articoli a parte, qui occorre solo dire che la Coppa Italia non è stato l’unico impegno “extra” nelle stagioni rossazzurre degli Anni ’60.
Gli ultimi due anni con Marcoccio
Concludiamo questo viaggio con le due rapide apparizioni nelle edizioni ’66/67 e ’67/68. Fuori subito al primo turno in entrambi i casi. Il 4 settembre ’66 Catania-Lazio si disputa sul neutro di Bari. È il biancoceleste D’Amato alla mezzora a regalare il passaggio di turno all’equipe cara all’attore Enrico Montesano, 0-1 e tutti a casa. Come accaduto l’anno prima, una squadra di B disputa la finalissima: è il Padova, arresosi al Milan di Amarildo.
Decisamente combattuto il match che vede opposte Bari e Catania la stagione seguente: si disputa la seconda fase del primo turno, in terra pugliese. Gli etnei, guidati in panchina da Dino Ballacci, il 27 settembre ’67 battagliano. Vanno sotto al 17° (De Nardi) ma riescono a capovolgere il risultato con Alessandro Vitali e il giovane carneade Domenico De Pierro che a 17′ dalla conclusione pare chiudere i conti. Non è così: il galletto Lucio Muiesan prima aggancia i supplementari su rigore e poi a soli 5 minuti dalla fine del secondo tempino porta i suoi sul definitivo 3-2. La coppa ha un epilogo atipico: un gironcino finale a 4 con gare di andata e ritorno laurea il Torino campione. La stagione pedatoria ’67/68 si chiude malinconicamente in casa Catania: solo un decimo posto in B. Gigi Valsecchi (rivitalizzante trainer subentrato in corso d’opera) è pieno di rimpianti. L’èra Marcoccio scricchiola sotto i colpi della trasformazione in SpA dei sodalizi calcistici. Ma questa è un’altra storia.
Riepilogo di tutte le partite del periodo trattato:
1937-38:
Catania-Potenza 3-1
Palermo-Catania 4-1
1938-39:
Catania-Palmese 0-2 (a tav.)
1939-40:
Catania-Mater Roma 5-2
Bari-Catania 2-0
1940-41:
Catania-Siracusa 0-2 (a tav.)
1941/42:
Catania non presente
1942/43:
Catania non presente
Interruzione bellica
1958:
Catania non presente
1958-59:
Catanzaro-Catania 1-0
1959-60:
Palermo-Catania 2-0 (a tav.)
1960-61:
Catania-Messina 1-2
1961-62:
Messina-Catania 1-0
Catanzaro-Catania 1-0 (ai suppl.)
1962-63:
Cosenza-Catania 3-4
Atalanta-Catania 2-1
1963-64:
Foggia-Catania 2-1
1964-65:
Potenza-Catania 0-4
Palermo-Catania 1-0
1965-66:
Reggina-Catania 0-1
Brescia-Catania 3-2
Fiorentina-Catania 1-0
1966-67:
Catania-Lazio 0-1 (a Bari)
1967-68:
Bari-Catania 2-1
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