Udite udite, 59 anni fa, ebbene il 29 gennaio del 1961, la nostra gloriosa squadra va a giocarsi il platonico titolo di campione d’inverno di Serie A. Infatti, la classifica del massimo campionato italiano, alla vigilia del turno che sancisce la chiusura del girone d’andata recita così: 1° posto Inter con punti 24, 2° posto Milan a quota 23, 3° posto in condominio Catania e Roma con 22 punti, davanti alla Juventus staccata di due lunghezze.
Al Catania, per raggiungere questo traguardo, occorre necessariamente battere i nerazzurri per appaiarli in vetta, e sperare che il Milan non vada oltre il pari contro il Lanerossi Vicenza (alla fine i rossoneri perderanno 1-0 contro i biancorossi); un’eventuale vittoria della Roma (che perderà seccamente in casa contro la Fiorentina per 3-1), conterebbe invece 3 squadre al primo posto in questa particolare graduatoria (4 squadre in caso di pareggio del Milan).
Per il Catania non ci sarà storia: gli atleti rossazzurri entrati in campo soggiogati dall’emozione e timorosi davanti ad una folta platea come quella dello stadio San Siro, perdono completamente la bussola e nel tentativo goffo di respingere i vari attacchi nerazzurri finiscono per mandare involontariamente la palla nella propria porta: capitan Corti, il mastino Grani e il biondo Giavara (quest’ultimo due volte), fanno passare un brutto pomeriggio al povero portiere Gaspari che è costretto a raccogliere il pallone in fondo alla rete in 4 occasioni. L’unica rete degna di nome (e che porta in vantaggio la squadra meneghina) è siglata da Egidio Morbello (dopo una splendida azione personale di Lindskog), modesta ala sinistra non impeccabile nel palleggio al quale sopperisce con l’agonismo e il coraggio (l’anno successivo giocherà in prestito la Coppa delle Alpi con la squadra etnea, marcando un’importantissima rete nella vittoria contro il Montpellier allo stadio Cibali, e maturata proprio in zona Cesarini).
A fine gara, come riporta il Corriere dello Sport nell’articolo di Giuseppe Melillo, gli altoparlanti dello stadio mandano in onda un motivetto sulle note di un cha cha cha: “Herrera Herrera sei tu la nostra bandiera!” Bandiera che verrà ammainata qualche mese più tardi sotto i colpi di Castellazzi e Calvanese per la più storica delle vendette.
Nella foto in alto, Todo Calvanese marcato dal nerazzurro Guarneri nella cornice di San Siro.