Quante probabilità sussistono di colpire lo stesso piccolo oggetto due volte consecutivamente scagliando un’unica conclusione da lontano? Per la balistica è quasi impossibile. Nel calcio, invece, c’è spazio per storie “ai confini della realtà”. Stiamo per raccontare la storia di un calcio di punizione “magico” che colpì due volte lo stesso palo in pochi secondi!
Torniamo indietro di trent’anni: domenica 5 novembre ’89. San Benedetto del Tronto, stadio “Riviera delle Palme”. Si celebra l’ottavo turno della C/1 girone B, il Catania rende visita alla “nobile decaduta” Sambenedettese. Il team allenato da Melo Russo vanta in carniere 7 punti in 7 gare, frutto di 2 successi esterni ( Francavilla al Mare e Pozzuoli) e tre 0-0 casalinghi. La vetta è lontana: il Taranto di Clagluna viaggia quasi a punteggio pieno.
I rossazzurri patiscono un attacco anemico con D’Ottavio in pieno “ramadan realizzativo” e Gustavo Cesar Ghezzi in parte ancora oggetto misterioso.
La Samb sta molto peggio: fanalino di coda con un solo punticino, ha finito di scontare una lunga squalifica di campo maturata a seguito degli episodi di vandalismo nell’ultima gara interna in B contro l’Udinese.
Da qualche settimana siede sulla panchina marchigiana Bruno Pace, tecnico pescarese dalla carriera in declino ed ex di giornata.
Nella rosa dei “portuali” figurano vecchie volpi come Schiavi, Cessario, Vagheggi e giovani di grande prospettiva come il bomberino Fanesi e il diciasettenne portiere Stefano Visi, salito agli onori della cronaca per la sua spola dai banchi del liceo ai campi di gioco.
Mister Russo schiera un Catania con Ghezzi unica punta; capitan Giancarlo Marini funge da rifinitore per gli inserimenti in zona tiro dei vari Docente, Scienza, Zuppardo. Leonardo Rossi e Della Scala suturano la mediana. Andrea Salvadori francobolla l’aletta Bagnoli, il più in forma tra i “sambani”.
Sembra una gara come tante altre. Tanta voglia di vincere; altrettanta paura di tornare a casa a mani vuote. Finché Beppe Scienza s’incarica di battere una punizione da buona posizione. Il tiro incoccia sul palo, poi schizza su un fianco del portiere Grilli, quindi ritorna a colpire lo stesso palo per planare infine tra i guantoni dell’esterrefatto portiere che ne approfitta per baciare “l’amico” montante. Che diamine è successo in quegli interminabili 3-4 secondi nei quali una sfera di cuoio è rimasta miracolosamente sospesa su una linea sottilissima ma invalicabile? «Due pali… con un tiro solo!!! INCREDIBILE!», la voce di Niky Pandolfini riecheggia dagli apparecchi radio. Si stenta a credere ad un qualcosa che sarà poi visibile solo molte ore dopo, in tv.
Gara stregata: il match si incattivisce nella ripresa. Biagini e Vagheggi vengono espulsi dopo una fuga del marchigiano bloccata con troppa tenacia dal libero etneo. Poi tocca proprio a Scienza il cartellino rosso nel bel mezzo di un gigantesco parapiglia. Catania eroico in 9 contro 10: il rossazzurro Emanuele Docente coglie la parte interna della traversa con la sfera che batte sulla linea di porta (al di qua o al di là?). 0-0, ma con legni e destino avversi.
Fortuna che l’organico del Catania è in fase di completamento grazie al mercato novembrino: sul quotidiano locale del lunedì si legge un’intervista telefonica a Loriano Cipriani (all’epoca ventisettenne) che da Empoli conferma il suo imminente trasferimento alle falde dell’Etna, convinto in ciò dai vecchi compagni di squadra Salvadori e Della Scala.
Quella di pali e traverse è una costante del Catania di quella stagione: lo stesso Scienza ne fa collezione, prima di esplodere nel girone di ritorno con 4 reti, tutte pesanti. Beppe Scienza sarà ceduto a fine stagione alla Reggina. Dopo aver vestito per due stagioni la maglia rossazzurra con 57 presenze e 4 reti. Altre 3 reti le ha segnate in Coppa Italia di Serie C, una delle quali al vecchio “Comunale” di Acireale con una bomba da centrocampo.
L’episodio dei due pali a San Benedetto per anni è rimasto ben impresso nella mente di tutti i tifosi. Ammantandosi di leggende e pittoreschi dettagli frutto della creativa e amorevole immaginazione degli appassionati.
Nella foto in alto, una fase di gioco (Telefoto).